James McAvoy, Vincent Cassel e Rosario Dawson sono le stelle di “In trance”, ultima fatica cinematografica del regista, premio Oscar, Danny Boyle.
Il film, dalla suggestiva ambientazione londinese, rappresenta un passaggio fondamentale nella carriera del cineasta britannico che ci trasporta in quello che è un personalissimo – forse anche troppo – viaggio nella psiche umana tra sexy ipnotiste, eleganti ladri senza scrupoli e un affascinante curatore d’aste con più di uno scheletro nell’armadio.
Trama
Simon lavora per una importante casa d’aste inglese ma a causa di ingenti debiti è costretto ad allearsi con una banda di ladri, capitanata da Frank, per progettare il furto di un dipinto di Goya appena battuto all’asta per venticinque milioni di dollari. Simon non si attiene, però, al piano, cerca di trafugare l’opera e aggredisce Frank che colpendolo ferocemente provoca nel giovane una amnesia che sembra vanificare la possibilità di recuperare la preziosa opera. Dopo una seduta di devastanti torture fisiche subite dal curatore, l’unica possibilità percorribile sembra essere l’ipnosi ed è proprio a una giovane e avvenente ipnoterapeuta che spetterà l’arduo compito di addentrarsi nella mente di Simon.
Giudizio
Nel remake di “Trance”, film per la televisione del 2001, si confondono diversi generi, dall’ Heist, all’azione, al noir anche se è quella di pellicola rompicapo, la definizione che meglio descrive il ritorno al cinema, dopo la parentesi “olimpica”, di Danny Boyle. Rompicapo costanemente in bilico – soprattutto nella seconda parte – tra realtà e immaginazione là dove le due arrivano a confondersi, intrecciandosi e creando un sentimento di viva attenzione nel pubblico. L’intreccio regge poco, però, poiché non tutti gli espedienti narrativi utilizzati dal regista di Manchester sembrano essere funzionali al film che perde inevitabilmente di mordente a causa di un certo pressapochismo nell’analisi onirica e reale arrivando al traguardo in riserva e con le ruote sgonfie, in una girandola caleidoscopica e ben poco organica di personaggi e situazioni.
Vincent Cassel, ormai sul grande schermo ladro a tempo indeterminato, la sexy Rosario Dawson (e scommettiamo si parlerà a lungo del suo nudo integrale con tanto di impeccabile rasatura) e lo scozzese McAvoy sono anche essi risucchiati nella spirale confusionaria della pellicola che pur non agendo in profondita e complessita come nel nolaniano “Inception” riesce a creare spaesamento e ben più di una perplessità. Non è tutto da buttare però: l’ambientazione britannica del film è impeccabile, una intensa colonna sonora scandisce alla perfezione i vari climax della pellicola (compresa la passeggiata della ormai glabra Rosario), il prologo con tanto di lezioncina sul comportamento della sicurezza durante le aste è decisamente ben realizzato e per lunghi tratti si può annusare la tensione sessuale, la paura, il dubbio, l’incertezza. Un po’ la stessa, purtroppo, che si prova a fine film.