La Disney Pixar colpisce ancora, Pete Docter non ha perso la sua abilità: responsabile dei più grandi successi della casa d’animazione, ha portato a casa un premio Oscar con lo splendido “Up” e nel 2001 ha diretto “Monsters & co.“. Con “Inside out” l’ambizione di Docter è arrivata alle stelle, il regista e animatore ha deciso di raccontare il mondo delle emozioni che si muovono dentro la testa di Riley, una bambina di undici anni che deve affrontare molti cambiamenti.
La fase delicatissima che dall’infanzia porta verso l’adolescenza non è facile da raccontare, soprattutto se bisogna inventarsi un intero coloratissimo e contorto mondo di emozioni che abitano dentro il cervello della protagonista. Questa fase l’abbiamo attraversata tutti, sappiamo quanto sia tumultuosa e a tratti apparentemente insormontabile: nel caso di Riley la situazione è ancora più difficile perché deve trasferirsi dal suo amato Minnesota in una nuova grigia città. Scombussolata dal cambiamento, Riley si ritrova a dover affrontare problematiche che fino ad allora non aveva mai pensato esistessero. Ma i protagonisti assoluti della storia vivono nella sala del controllo emotivo: Gioia, la leader indiscussa, Rabbia, Disgusto, Paura e l’emarginata Tristezza si trovano impreparati di fronte ai cambiamenti che la loro bambina sta vivendo.
“Inside out” mostra la percezione che Riley ha del mondo esterno e la confusione che si genera a livello emotivo, con un affaccio sulle percezioni e le problematiche degli adulti che devono approcciarsi con questa fase della vita della ragazza. Non mancano le trovate comiche e le risate, ma Pete Docter è sicuramente un maestro nel tirare fuori emozioni forti anche allo spettatore con una semplicità disarmante.
Il film, pensato principalmente per il pubblico dei più piccoli, mostra il mondo colorato e spaventosamente organizzato dal punto di vista lavorativo che risiede nel nostro cervello – una vera e propria fabbrica. Uno spazio infinito in cui biglie colorate rappresentano i nostri ricordi, più o meno importanti a seconda della sezione in cui si trovano. Lo spaventoso inconscio rappresenta uno degli ostacoli più difficili da superare e mentre Riley agisce, confusa e spaventata, all’esterno, il vero viaggio è quello vissuto da Gioia e Tristezza. La prima, da sempre abituata a risolvere con semplicità ogni situazione e a gestire il minimo allarme, adesso si ritrova a dover conoscere una serie sconfinata e totalmente nuova di situazioni e reazioni possibili, guardando da un’altra prospettiva Tristezza. Quest’ultima è di una tenerezza irresistibile, in “Inside out” Pete Docter riesce a valorizzarla e a renderle giustizia: insieme a Gioia può collaborare e trovare il giusto equilibrio per mantenere Riley sulla giusta traiettoria. Ogni emozione, quindi, ha il suo peso e il suo valore e non viene messa in disparte, con questo film farete un salto indietro in quella fase turbolenta dell’adolescenza che tutti abbiamo voluto dimenticare – o rimuovere, almeno nella parte negativa che ci ha offerto – ma avrete uno spunto di riflessione sulla ruota di emozioni che vi travolgono nel corso della vostra vita e avrete un’idea divertente e fantasiosa di come stiano agendo.
Un grande applauso, quindi, a Pete Docter e a tutta la sua squadra, perché “Inside out” è un film delizioso, che non annoia mai, segue un percorso semplice ma non banale come potrebbe sembrare a prima vista e soprattutto, se siete un pochino sensibili, vi farà scoppiare in lacrime. Si tratta pur sempre di emozioni, bisogna metterle in gioco anche da spettatori.