In uscita nelle sale italiane questo week-end anche “Io sono l’amore”, il nuovo film di Luca Guadagnino, conosciuto più che altro come regista di videoclip (ne ha diretti diversi della cantautrice Elisa) e noto al grande pubblico per avere girato il film-scandalo “Melissa P.” nel 2005. Questa volta abbandona però la sua Sicilia per ambientare la storia (di cui è anche sceneggiatore e produttore) nella Milano industriale e alto-borghese.
Emma (Tilda Swinton) è la moglie russa di Tancredi Recchi (l’attore di teatro Pippo Delbono), ricco imprenditore interessato solo al denaro e agli sterili rituali della buona società. A vivere con loro, in una grande e austera villa, i tre figli Edoardo (Flavio Parenti), Gianluca (Mattia Zàccaro) ed Elisabetta (Alba Rohrwacher). Mentre Gianluca è simile al padre in quanto a cinismo e concretezza, gli altri due figli sono idealisti come la madre e, in qualche modo, si ribellano alla freddezza e ipocrisia che circondano la loro vita: Elisabetta dichiara alla madre la sua omosessualità, mentre Edoardo aspira a gestire un ristorante in società con un giovane chef di bassa estrazione sociale, Antonio (Edoardo Gabbriellini). Succede che la madre Emma rompe la gabbia di costrizioni che la imprigionava e trova nell’improvvisa e travolgente passione per il giovane cuoco la via di fuga da un mondo rigido e opprimente.
Protagonista indiscussa di “Io sono l’amore” è Tilda Swinton, elegante e sofisticata attrice britannica (premio Oscar per la recente interpretazione in “Michael Clayton”), che del film è anche produttrice. Del resto è lo stesso regista, Luca Guadagnino, a confermare che “Io sono l’amore” è un film pensato e fatto su misura per la Swinton (che per Guadagnino aveva già recitato in “The Protagonists”). La forza caratteriale e la bellezza non convenzionale dell’attrice sembrano perfette per dare corpo e anima a una donna tormentata e desiderosa di libertà.
Accolto al Festival di Venezia da reazioni contraddittorie, “Io sono l’amore” promette quantomeno di non essere il solito melodramma sentimentale-erotico, non fosse altro che per l’interpretazione di Tilda Swinton, ormai celebrata come attrice dal grande carisma recitativo (da sottolineare, però, anche il piccolo ma significativo ruolo di Alba Rohrwacher, che sta mostrando un talento sempre più in crescita, grazie alle performance in importanti film made in Italy).
Vedremo come il pubblico accoglierà questo sfregio alla borghesia, confezionato con uno stile vagamente viscontiano (visibile nell’eleganza formale e nel rigore stilistico della cinepresa di Luca Guadagnino). Dietro la superficie, un contenuto già visto e sentito, ma sempre di sicuro impatto: la forza rivoluzionaria dell’amore capace di sovvertire l’ordine individuale e, a volte, anche quello sociale.