“Jane Eyre” è uno dei romanzi più noti della letteratura e sicuramente quello che ha ottenuto più trasposizioni cinematografiche. Quella a noi più nota è la versione del 1996, diretta da Franco Zeffirelli, ma questa volta dietro la macchina da presa troviamo Cary Fukunaga, che ha saputo conferire un tocco diverso da tutti gli altri film, forse perché più inquietante e profondo. Il romanzo di Charlotte Brontë usciva nel 1847, non privo di elementi autobiografici, messi ulteriormente in risalto da una narrazione in prima persona. La nostra Jane Eyre è interpretata da Mia Wasiskowska, la star di “Alice in Wonderland” di Tim Burton. La protagonista è un’orfana cresciuta insieme ad una zia che l’ha sempre odiata e che decide di lasciarla presso l’istituto di carità di Lowood, dove la bambina viene isolata e maltrattata e vive in condizioni indecenti. Solo una bambina tra tutte rimane vicino a Jane, ma quando la morte la porta via, sembra che per la piccola Jane ci siano ben poche speranze. La sua vitalità tuttavia le permette di raggiungere la maggiore età, lasciare quel posto e trovare un lavoro come istitutrice a Thornfield Hall, nelle mani della governante Fairfax (Judi Dench), dove incontrerà il signor Rochester (Michael Fassbender). Quest’ultimo è un uomo dal passato oscuro, che rimane folgorato dalla presenza della sagace Jane, che a sua volta rimane irrimediabilmente attratta dall’uomo. Ma all’inizio del film la vediamo proprio in fuga da Thornfield Hall e dopo la lunga fuga, quasi allo stremo, Jane Eyre viene accolta dal Pastore St. John e dalle sue sorelle. Anche il pastore rimane colpito dalla figura forte e decisa di Jane e la chiede in moglie per portarla con sé in missione, ma il ricordo di Rochester non si è mai affievolito e la ragazza non riesce ad immaginare nemmeno lontanamente il futuro con St. John. La storia di Jane Eyre viene qui raccontata in maniera molto vicina alla narrazione del romanzo originale e in aggiunta abbiamo la capacità di Cary Fukunaga di portarci dentro quelle atmosfere cupe e gotiche tipiche delle sorelle Brontë. Paesaggi desolati, nebbia e pioggia, siamo nell’Inghilterra vittoriana e perbenista, le donne vivono strette in bustini che rendono loro impossibile respirare, l’educazione del collegio dimostra l’ipocrisia di una società rigida e austera e Jane Eyre ne è la vittima per eccellenza. Un’infanzia fatta di soprusi, la morte dei genitori e non solo, la tubercolosi le porta via anche l’unica sua vera amica. Jane Eyre però è un personaggio molto forte, non demorde e non abbassa la testa di fronte alle difficoltà che la vita le impone, non teme nulla. L’atmosfera è incupita dalla presenza di forti superstizioni per spaventare i bambini, la presenza di fantasmi, elementi tipici della cultura anglosassone. Il regista non segue il filo narrativo del libro, non ci racconta un evento dietro l’altro in ordine cronologico, ma usa l’intreccio, una serie di flashback di questa giovane donna in fuga dal suo stesso destino che arriva stanca ed affamata a casa di un benevolo pastore. Ancora non sono pienamente convinta delle capacità di Mia Wasiskowska, ma in un ruolo come quello della tormentata Jane Eyre, l’attrice ci sta a pennello. Offre al pubblico quell’espressione malinconica e al contempo leggera di una ragazza rimasta intrappolata nel suo stesso, folle, amore. Un amore senza tempo, una delle storie più amate della letteratura, peraltro. Gli occhietti tristi e il pallore della Wasikowska si adattano bene al paesaggio gotico e a tratti lugubre che ci viene presentato, che rimarca ulteriormente i caratteri di questa storia. Ad affiancare la giovane promessa Hollywoodiana, troviamo Michael Fassbender, nei panni di un lunatico Rochester, anche lui intrappolato nel suo stesso amore, un amore folle e sofferto, al quale assiste una Judi Dench sempre in ottima forma. “Jane Eyre” non è un film dinamico e ricco di scene d’azione, è contemplativo, ha atmosfere fredde ma sentimenti profondi e caldi, è un’opera da non perdere dal punto di vista letterario e sicuramente, in questo caso, una delle migliori trasposizioni cinematografiche mai realizzate. Voto: [starreview tpl=16]