Una brutta avventura in Egitto per la regista Jehane Noujaim presente in Piazza Tahir per documentare le azioni dei centinaia di manifestanti che hanno letteralmente invaso la più grande piazza della capitale. La filmmaker egiziana è stata addirittura accusata di essere una spia dello stato d’Israele e arrestata perché avrebbe partecipato agli scontri di El Cairo, lanciando bottiglie molotov contro la polizia egiziana.
La Noujaim, arrestata mentre stava intervistando un ufficiale dell’esercito,è stato portata nel carcere di Tora dove per 36 ore le è stato negato l’utilizzo del telefono cellulare e le è stata confiscata la telecamera. La notizia ha fatto il giro del mondo e immediatamente è partita una mobilitazione che ha coinvolto giornalisti del The Guardian e del New York Times. In prima fila anche il Committee to Protect journalists che ha rivolto un appello alle autorità egiziane affinché rivedessero le accuse alla regista. Fortunatamente possiamo raccontarvi un lieto fine, come nelle migliori produzioni hollywoodiane: Jehane Noujaim è stata rilasciata e ha potuto raccontare la sua storia alla NBC.
Jehane Noujaim, conosciuta per i film “Control Room”, “Mokattam” e “Startup.com”, è stata fortunata, se paragonata alla storia vissuta da Mona El – Tahawy, blogger e giornalista dal doppio passaporto (egiziano e statunitense), arrestata per aver partecipato alle proteste in piazza contro la giunta militare e rilasciata dopo 12 ore con un braccio e una mano rotti, dopo aver subito anche minacce e abusi sessuali (è stato gravemente palpeggiata nelle parti intime). Nei giorni scorsi ci è invece giunta notizia della scarcerazione dei tre studenti americani che erano stati accusati di aver partecipato in modo violento alla manifestazione, lanciando bottiglie incendiarie contro i militari.
Vedremo se le nuove elezioni potranno calmare la protesta, e se in futuro la regista egiziana vorrà raccontare questi tristi giorni che sta vivendo il suo paese in una pellicola.