Il fuoriclasse del Milan, Kevin Prince Boateng si rivela in un’intervista per Vanity Fair, svelando non solo i suoi problemi con la moglie ma scoprendo qualcosa in più di se stesso e della sua esperienza in casa rosso-nera. Il calciatore tedesco naturalizzato ghanese rivela a periodico di costume, cultura, moda e politica nato negli Stati Uniti di essersi separato dalla moglie Jennifer Michelle, con cui era sposato dal 2 luglio 2007. Ma la sua più grande tristezza deriva dal fatto di non avere li figlio Jermaine-Prince con sé, afferma infatti:
Certe sere torno dagli allenamenti. Sto lì, solo, nella mia casa nuova e penso: se Jermaine fosse qui, mi correrebbe incontro e mi porterebbe fuori in giardino, tirandomi per la maglia, a palleggiare con lui.
E’ finita così, senza urla. Lei ora se ne tornerà a Berlino, e Jermanie diventerà solo una vocina di tre anni che senti più volte al telefono e ti chiede dove sei, perché non lì con lui.
Era già da qualche mese che ci trascinavamo. L’ho guardata e le ho semplicemente detto “E’ finita vero?”. La risposta è ovvia. Ho fatto la valigia e dopo otto anni insieme, sono andato a finire in albergo.
Che cosa sarebbe rimasta a fare qui? Io voglio solo il meglio per il nostro bambino. Non avrei accettato che crescesse in un legame spento, ma so anche che cosa significa essere figli di genitori separati. La mia infanzia è stata povera, cattiva. Mio padre era responsabile di un negozio di abiti e io avevo un anno quando lasciò mia madre, casalinga, sola con me e mio fratello George. Lui poi avrebbe fatto altri due figli con un’altra. Lei altri tre, con due uomini diversi. Mio padre smise subito di interessarsi di noi, che non avevamo né soldi né cibo, e andavamo avanti a pane e acqua.
Avevo 7 anni. Era una mattina in cui avevo saltato la scuola per il pallone. C’era Dennis, un ragazzo biondo. Mi giocava contro. A fine partita mi fa: “Sei forte, devo dirlo a papà”. “Papà” era l’allenatore delle giovanili dell’Hertha Berlino. Solo in seguito quando ero al Tottenham decidemmo con Jennifer di sposarci ed arrivare in Inghilterra come una famiglia. Il matrimonio l’abbiamo pensato e celebrato in tre settimane, a Berlino,nel mio giorno libero. Niente viaggio di nozze, solo il tempo di concepire Jermaine. All’alba, un aereo mi riportava in Inghilterra.
Finché ero al Borussia Dortmund, mi dividevo. Ma con il Milan, tra Campionato, Champions e Coppa Italia, non ci riesco più. Il mio ginocchio ha subito sei infortuni e altrettante operazioni. Mi fa male persino in aereo, per il cambio di pressione. E mi avvisa se il giorno dopo pioverà. Così, addio Ghana perché tengo alla salute. I rapporti tra me e mio fratello Jerome non erano dei migliori, ma poi si cresce e tutto si
livella. Tanto che festeggeremo insieme il mio primo Natale da single, e poi via per una vacanza.
L’ho visto solo due volte. Non ti aspetti che un presidente ti dia una pacca sulle spalle. È davvero un brav’uomo. Un giocherellone.
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