William Friedkin (“Il braccio violento della legge”, “L’esorcista”) adatta per il grande schermo “Killer Joe”, opera teatrale di Tracy Letts che ha collaborato anche alla sceneggiatura della pellicola. Nel cast Matthew McConaughey (Killer Joe), Emile Hirsch (Chris), Thomas Haden Church (Ansel), Gina Gershon (Sharla) e Juno Temple (Dottie). Il film, presentato in anteprima alla 68esima edizione del Festival di Venezia, segna il ritorno dietro la macchina da presa di Friedkin, uno dei registi più acclamati di Hollywood e riconosciuto da molti come un innovatore di generi, soprattutto horror e poliziesco.
La trama
Texas: Chris, un giovane spacciatore nei guai a causa di un grosso debito, si presenta a casa del padre Ansel con una richiesta e una proposta. La prima non verrà esaudita, il ragazzo chiede infatti un prestito di mille euro che il padre non possiede, mentre la seconda verrà accolta anche se con iniziale scetticismo. Chris vuole, infatti, uccidere sua madre, ed ex moglie di Ansel, per intascare il premio assicurativo che garantirà al beneficiario, in seguito alla morte della donna, circa 50mila dollari. Un piano efferato che viene tuttavia smussato dall’immagine che viene mostrata della donna, pessima moglie e pessima madre con un tentativo passato di infanticidio ai danni della figlia. Chris e Ansel non sono però degli “assassini” e decidono di rivolgersi a un killer professionista, un certo Joe che si diverte a fare il sicario per arrotondare lo stipendio da detective. Killer Joe prende in consegna, come caparra, la sorella di Chris, Dottie, in attesa che il ragazzo gli versi la somma che gli spetta, 25mila dollari. Qualcosa andrà storto e inizierà una spirale senza fine di grottesca violenza.
Giudizio sul film
Disturbante: è questo il primo effetto che garantisce “Killer Joe” a cominciare dalla sequenza iniziale con l’attrice Gina Gershon impegnata in un nudo integrale di fronte al giovane Chris, il figlio del marito. Friedkin ci svela misavvedutamente un quadretto famigliare ben poco rassicurante con l’ambigua piccola Dottie, il robusto e sempliciotto Ansel, lo spacciatore nei guai Chris e l’avvenente ed “espansiva” Sharla, nuova compagna di Ansel, con qualche segreto di troppo da custodire. Siamo solo all’inizio della cruda messa in scena con Friedkin che utilizza uno strip club come luogo di discussione tra padre e figlio che pianificano l’omicidio con una naturalezza disarmante. Eppure l’effetto grottesco non si è esaurito e ben presto il regista esorcista lascia entrare in scena Matthew McConaughey alias “Killer Joe”, un implacabile sicario dall’aspetto da vero texano. Joe ascolta il folle piano e non fa una piega fino a quando non si tratta sul pagamento della sua “prestazione”. Chris vorrebbe pagare solo una volta intascato il premio assicurativo sulla morte della madre mentre il sicario pretende – molto professionalmente – un pagamento anticipato. Ben presto raggiungeranno un accordo con Joe che si accontenterà – per il momento – di una caparra. Peccato che la caparra in questione sia la piccola adolescente Dottie di cui il sicario si è ben presto invaghito.
Ricapitoliamo: Chris progetta l’omicidio della madre per intascare i soldi dell’assicurazione di quest’ultima. Suo padre, nonché ex marito della vittima, è d’accordo e consegnerà la figlia come garanzia a Joe che ha tutt’altro l’impressione di volersi dedicare a comportamenti educativi o di formazione.
Tralasciando le notizie sulla effettiva realizzazione del piano, sono comunque compresi un paio di colpi di scena, ci focalizziamo sulla regia di Friedkin capace di realizzare un film paradossale ma piacevolissimo nonostante un paio di scene lascino l’amaro in bocca (in tutti i sensi, vedi l’improbabile fellatio con il pollo fritto) e siano difficilmente digeribili. “Killer Joe” è una pellicola che colpisce per la sua imprevedibilità, per i suoi personaggi così marcati da sembrare surreali, per le situazioni grottesche, per la mancanza di morale e di dignità, per l’avidità, le relazioni instabili, le perversioni sessuali (dalla pedofilia al voyeurismo), i tradimenti, i sogni erotici tra fratelli, i pestaggi, fino all’epilogo da tragedia greca a tinte pulp.
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