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“La collina dei papaveri”: la recensione

Dici Studio Ghibli, dici Miyazaki e subito pensi a capolavori fatti mescolando sapientemente sogni, colori e l’arte del racconto. Non è diverso l’ultimo prodotto distribuito da Lucky RedLa collina dei papaveri” per la regia di Goro Miyazaki. Figlio del più celebre Hayao Miyazaki, Goro realizza la sua seconda opera dopo “I racconti di Terramare” (2006) e prodotto sempre dallo Studio Ghibli, presentato fuori concorso in anteprima nei giorni 1, 2 e 3 novembre 2011 al Festival Internazionale del Film di Roma e al Future Film Festival di Bologna del marzo 2012, ottenendo degli ottimi riscontri di critica e confermando il trend positivo rilevato in Giappone, dove il film si è piazzato terzo al box-office nazionale per diverso tempo.

Il film sarà rilasciato nelle sale solo ed esclusivamente per un giorno, il 6 Novembre 2012 e narra le vicende (tratte dall’omonimo manga del 1980) che riguardano Umi e Shun e la loro delicata situazione sentimentale. Ambientato nel 1963, cioè durante gli anni della ricostruzione del Giappone devastato dalla Seconda Guerra Mondiale, il film si muove sulla doppia linea di una visione intima, da parte dei protagonisti e degli altri personaggi e di una più ampia, che non riesce a rimanere solo uno sfondo per le vicende dei protagonisti.

La locandina italiana de “La collina dei papaveri”

Pur abbandonando gli elementi fantastici tipici delle precedenti produzioni, lo Studio Ghibli non commette l’errore peggiore, ossia appiattire il materiale o la storia, anzi riesce nello scopo opposto di dare uno spessore deciso e riconoscibile ai personaggi ed ai luoghi, non meno “magici” nella loro normalità rispetto ai mondi alieni e splendidamente alienati, magici ed incantati di tutte le storie che negli anni abbiamo imparato ad amare. In questo film la normalità delle vite dei protagonisti, la scoperta e la crescita sono i temi principali di un affresco sognante di un pugno di personaggi che si muovono all’unisono in un momento di rivalsa e ricostruzione, riuscendo nella stessa impresa dei precedenti lavori dello Studio Ghibli, ossia di lasciare nello spettatore nostalgia di quei luoghi e di quelle storie.

Solo un anno dopo, nel 1964, si sarebbero tenute le Olimpiadi di Tokyo, sancendo definitivamente il ritorno al mondo di una nazione spezzata dalla guerra ed irrimediabilmente sfigurata nel corpo e nella mente, dall’incubo nucleare. Ma non nell’anima e nello spirito, che sono ben visibili nella modesta e coraggiosa ricerca dei propri spazi e dei propri sentimenti dei protagonisti, che riusciranno a superare la diffidenza iniziale per aspirare a qualcosa di più.

Shun, uno dei protagonisti de “La collina dei papaveri”

Questa è una pellicola splendida, come raramente si può ammirare al cinema. E’ un vero peccato che la disponibilità della release sia limitata al solo 6 Novembre prossimo, ma vale davvero la pena approfittare e godere di una bellissima favola, così realistica da coinvolgere e muovere a fare il tifo per le piccole vittorie (come il salvataggio del Quartier Latin) dei piccoli, eppure grandissimi, personaggi. Studio Ghibli, un altro colpo, un altro centro. Da non perdere assolutamente.

Come si può pensare di costruire un futuro se si dimentica il proprio passato? (Shun)

Voto:

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Andrea Lupia
Andrea Lupia
Scrittore, disegnatore, attore e poeta lo-fi.
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