“La madre” (“Mama”, nella versione originale) nasce come prolungamento del cortometraggio, dal titolo omonimo, realizzato nel 2008 da Andres Muschietti che ha saputo conquistare il cuore di Guillermo del Toro. Il visionario regista messicano ha quindi deciso di produrre la pellicola, un horror con risvolti fantasy, che può annoverare nel cast la nominata agli Oscar Jessica Chastain e l’attore danese Nikolaj Coster Waldau.
La pellicola è stata girata in Canada (tra Toronto ed Hamilton) e si annuncia come una delle produzioni horror più importanti dell’annata, insieme a “The Lords of Salem” di Rob Zombie.
Trama
Un uomo assassina la moglie e fugge a folle velocità, in una suggestiva cornice innevata, insieme alle due piccole figlie e scompare nel nulla. Nessuno avrà più notizie sui tre mentre Lucas, lo zio delle bambine e fratello dell’assassino in fuga, continuerà per anni in una dispendiosa e apparentemente infruttuosa ricerca, fino alla incredibile svolta: le piccole vengono ritrovate all’interno di una fatiscente baracca nel bosco ma mostrano comportamenti anomali (anche a causa della forzata assenza dalla civiltà) e sembrano interagire con una misteriosa figura che loro stesse chiamano “mamma”.
Giudizio
Abbiamo già definito “La madre” uno degli horror più attesi dell’anno e non potrebbe essere altrimenti vuoi per la supervisione di Guillermo del Toro, visionario regista messicano qui nelle vesti di produttore, vuoi per la presenza di una “star” come Jessica Chastain, che proprio in questi giorni proverà a vincere, al secondo tentativo, il Premio Oscar, dopo aver ricevuto una sacrosanta nomination grazie alla maestosa interpretazione dell’agente Maya in Zero Dark Thirty, di Kathryn Bigelow.
Effettivamente “La madre” non delude le aspettative grazie a una attenzione maniacale per i dettagli, compresa una costante riproposizione in scena di alcuni dei topos classici del genere horror, e una suspense che rimane tangibile, viva per buona parte della pellicola. Tra giochi di ombre, improvvise apparizioni, fantasmi sotto al letto e dietro le pareti, “La madre” si propone come un “sunto” di situazioni horror con riferimenti, più o meno velati, al filone horror asiatico e una poetica già superficialmente affrontata in The Woman in Black di James Watkins.
Il breve prologo di “Mama” viene accompagnato da una voce radiofonica che ci racconta di un incredibile crack finanziario paragonato alla crisi del 1929 ed è un incipit creato ad arte per giustificare le azioni di Jeffrey, assassino in fuga insieme alle figlie. L’horror, il soprannaturale, arriva così quasi per caso ma riesce ad insinuarsi, con estrema efficacia, all’interno del contesto cinematografico di riferimento mettendo in contrapposizione l’avidità e la follia umana che ne deriva, con l’oscurità e i bisogno ancestrali. La “madre” del titolo è una entità, uno spettro che agisce con intelligenza e furbizia e al tempo stesso si mostra morbosamente affettuosa entrando così in collisione con l’altra “madre per caso” Annabel capace di lottare per dei figli non suoi fino a un drammatico epilogo in due le figure femminili agiscono all’interno di un paesaggio romantico fantasy visionario e struggente, talmente netto da permettere una improvvisa – ma non brusca – virata, dall’orrore a una forma cinematografica ed umana decisamente più ampia.
Consigliato
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