La celebre attrice Anne Le Ny, nota al pubblico italiano soprattutto per aver interpretato la dottoressa Fitoussi in La guerra é dichiarata di Valérie Donzelli (2011), e Yvonne nel successo di critica e pubblico Quasi amici di Olivier Nakache ed Éric Toledano (2011), firma da regista il suo quinto lungometraggio accolto in Francia da un grande successo.
On a failli être amies, malamente tradotto in La moglie del cuoco, commedia senza alcuna pretesa nelle sale italiane dal 16 Ottobre, narra le vicende di tre “tipi” umani, due donne e un uomo, coinvolti in un classico triangolo rosa.
Marithé (Karin Viard) lavora in un istituto di formazione professionale per adulti, persuasa che la sua passione sia vedere gli altri realizzarsi, fino a quando l’incontro con Carole (Emannauelle Devos), una frustrata signora borghese che vive all’ombra del marito Sam (Roschdy Zem) carismatico chef di successo, rompe l’equilibrio e la routine su cui si era fino a quel momento adagiata.
La vicenda si sviluppa a partire da una problematica purtroppo attuale: l’insoddisfazione nel lavoro, l’alienazione e la frustrazione che ne conseguono.
È proprio questo scontento che spinge Carole a rivolgersi al centro presso cui lavora Marithé.
La prima giunge alla consapevolezza di non avere un’identità lavorativa che le consenta di essere felice e gratificata dalle sue potenzialità, tanto da somatizzare il suo disagio in un eczema che gratta compulsivamente ogni volta che si sente a disagio.
Marithé si prende a cuore il caso della donna, e tra le due la relazione oltrepassa ben presto i vincoli professionali trasformandosi in un limbo per cui, come il titolo originale suggerisce e come viene più volte ripetuto durante il film, divengono “quasi amiche”.
Attraverso il potere seduttivo del cibo —tema, ahimè, trito e ritrito specie nella cinematografia francese— l’inizialmente equilibrata formatrice lavorativa si trova a fare i conti con le sue emozioni scoprendo di assomigliare più di quanto credesse all’insicura cliente.
Se inizialmente la distanza tra le due era assicurata anche da una certa differenza sociale ed economica, nonché di formazione e stile di vita, ben presto persino trucco e parrucco divengono sintomatici segnali del tentativo di annullare tali differenze.
L’unità narrativa della vicenda, scandita da una colonna sonora a tratti frizzante, é assicurata dalla permanenza del triangolo, al cui vertice si trova Sam, unico personaggio forte e coerente coi propri principi, attento scrutatore del bivio che si apre ai suoi piedi, lungo il quale le due donne corrono freneticamente incontrandosi e scontrandosi, sull’orlo di una crisi di nervi dal sapore squisitamente femminile.
La vicenda prosegue lentamente seguendo un copione già visto, colorato se non altro qua è là dalla forza comica e dal grande valore istrionico dei tre protagonisti, forse unico elemento di spicco, capaci di reinventarsi interpretando ruoli a loro poco usuali.