Signori, benvenuti all’ undicesima puntata di questa passseggiata nei favolosi anni ’80: stavolta vi raccontiamo la storia di quella che è stata per molti la faccia “cattiva” di quel periodo, un faccia fatta di punk e sregolatezza. Signore e signori, lasciate che vi presenti Billy Idol. Billy Idol, all’anagrafe William Michael Albert Broad, nasce nel 1955 nel Middlesex, in Inghilterra. Il nome Billy Idol deriva da un episodio avvenutogli in adolescenza: a scuola l’insegnante gli consegnò un compito (che lui aveva sbagliato) con sopra la scritta in caratteri cubitali “William is idle” (“William è un fannullone”). Da quel momento William iniziò a farsi chiamare da tutti Billy Idol. Nel 1977, mentre il punk imperversava in Inghilterra sconvolgendo tutto e tutti, Billy fondò con degli amici la punk band Chelsea, poi rinominata Generation X, dalla quale, pochi anni dopo, Billy Idol si separa per intraprendere la carriera solista. Dopo lo scioglimento dai Generation X, Idol si trasferisce a New York, cominciando a lavorare su una versione synthpop del punk dei primi tempi. Billy compone nel 1981 un EP di quattro canzoni, “Don’t Stop“, e subito dopo inizia a collaborare con Steve Stevens e nel 1982 incide il primo disco vero e proprio, “Billy Idol“. L’album riscuote un successo inaspettato, soprattutto grazie anche alle hit “White Wedding” e “Dancing with Myself“. Forte di questo successo, Billy pubblica nel 1984 il secondo album, “Rebel Yell“, ed ottenne un successo a dir poco planetario, con i singoli “Eyes Without A Face“, “Flesh For Fantasy” e l’omonima “Rebel Yell” che balzano in testa alle classifiche di tutto il mondo, divenendo canzoni simbolo del pop rock anni ’80, soprattutto “Eyes without a face”. Nel 1986 esce il terzo album, “Whiplash Smile“, che contiene i singoli “To Be A Lover“, “Don’t Need A Gun” e “Sweet Sixteen“. Dopo questo album Stevens decide di intraprendere la carriera solista e così Idol registra da solo il successivo album, “Charmed Life” pubblicato nel 1990 e che consacra Idol come star mondiale della musica, grazie anche alla traccia “Cradle of Love“, notevole successo (più negli Stati Uniti che in Gran Bretagna, a dire il vero), pezzo utilizzato come colonna sonora da molti film. Nello stesso anno Billy Idol incontra l’artista italiano “Toscano” Fabrizio Venturi, con il quale Billy Idol sperimenta nei suoi concerti la fusione con la musica Italiana, ospitando sul palco Fabrizio Venturi che interpreta alcune delle sue canzoni, e fa un cammeo nel film di Oliver Stone “The Doors”. Gli anni ’90 purtroppo non sono favorevoli per Idol: la scena pop rock sta sparendo e il suo disco “Cyberpunk“, pubblicato nel 1993 e che vede l’inserimento di molti elementi di musica elettronica, si rivela un flop per la critica musicale e troppo sofisticato per i fan di “Rebel Yell”: Idol cade vittima della depressione ed inizia ad assumere droghe sfiorando, nel 1994, la morte per overdose di GHB, un acido di cui faceva frequente uso. Billy Idol riesce a superare questo brutto periodo e si dedica completamente alla famiglia, essendo diventato da poco padre: ritorna sotto i riflettori nel 1998, quando interpretò se stesso in “Prima o poi me lo sposo”, commedia romantica con protagonisti Drew Barrymore e Adam Sandler, nella cui colonna sonora vi era anche la sua canzone “White Wedding”. L’artista pubblica nel 2005 il suo sesto album, “Devil’s Playground” e, un anno dopo, una sua compilation di brani natalizi, “Billy Idol: Happy Holidays“. La canzone di Billy Idol “Rebel Yell” è stata inserita in moltissimi videogiochi (tra cui “Guitar Hero”), colonne sonore (come nel film “Il replicante” del 1986) ed è stata oggetto di moltissime cover a parte di gruppi come HIM o Children of Bodom. [jwplayer config=”240s” mediaid=”46836″]