Altra ottima partita per la Russia, soprattutto in difesa, contro la Nuova Zelanda, che viene battuta per 78-56 negli ottavi di finale del Mondiale di basket di Turchia 2010.
Ora per gli uomini di Blatt ci saranno gli U.S.A., in un incontro che rievoca vecchi dissapori soprattutto sul piano poltico, anche se oggi i rapporti tra le 2 nazioni sono ottimali.
Lo scarto di 22 lunghezze finali forse non ci sta, perché la Nuova Zelanda chiude a -4 il primo tempo e resta viva almeno per 25 minuti, salvo poi franare rovinosamente quando i problemi di falli di Kirk Penney tolgono l’unico vero punto di riferimento offensivo, e la Russia prende prepotentemente il controllo dei tabelloni (41-25 il conto totale dei rimbalzi): coraggiosi i Tall Black, ma corti, in tutti i sensi, in altezza e in profondità della panchina.
Sfruttando le difficoltà di un attacco russo che stenta a innescarsi, i neozelandesi aprono la partita con un parziale di 9-2, ma la squadra di Blatt non sbanda in difesa e rientra piazzando un analogo contro-parziale quando viene ravvivata dall’ingresso di Mozgov. La partita è molto fisica e non certo per palati fini, ma la Nuova Zelanda, che negli ultimi 4 minuti del quarto segna solo su tiro libero, riesce a tenere la testa avanti alla fine del primo quarto (13-15). Nel secondo parziale Jones spara subito una tripla per il +5, ma la Russia risponde serrando ancor maggiormente le tenaglie difensive: Vorontsevich (M.V.P. dell’incontro con 18 punti e 11 rimbalzi) compie un lavoro spettacolare nella staffetta su Penney, i lunghi intimidiscono a centroarea (Tait si prende 3 stoppate consecutive) e quando la palla arriva finalmente sotto in attacco, ecco che Kaun e Mozgov possono mettere in difficoltà il vecchio e lento Cameron. La Russia sorpassa, tocca il +8 con una tripla di Monya che suggella un parziale di 13-0 (29-21), mentre la Nuova Zelanda, che perde Penney per un prematuro terzo fallo (2 in attacco), si arena senza trovare un secondo terminale offensivo degno di nota.
Un antisportivo a Vorontsevich a 50 secondi dall’intervallo lungo permette ai Tall Blacks di recuperare un minimo di inerzia per andare negli spogliatoi (31-27 al 20esimo), fiammata che prosegue a inizio ripresa con un lampo da 8 punti consecutivi di Abercrombie, fino a quel momento piuttosto silente. Ma nel mezzo c’è il quarto fallo di Penney, e la Russia può approfittarne per riallungare nuovamente con Vorontsevich e Mogzov (43-35). Blatt capisce che è il momento decisivo per azzannare la partita, e mette in campo una difesa che dilata la forbice sul +13 (51-35): Vucinic rispolvera giocoforza Penney nel finale di quarto, e la stella neozelandese cerca di riaccendere la luce innescando un contro-break di 8-0. Ma è solo un fuoco di paglia. I Tall Blacks provano la zona per proteggere Penney e Vukona e per scommettere sulle percentuali russe fino a quel momento non scintillanti dall’arco, ma la squadra di Blatt non fatica nel trovare buone soluzioni coi ribaltamenti di lato, e in difesa è sempre impenetrabile. Il colpo di grazia arriva con un 2+1 di Mozgov (16 punti e 7 rimbalzi) per il +16 a 4 minuti dalla fine dell’incontro (63-47), prima che Penney aggiusti le sue cifre nel garbage-time e che Ponkrashov e Vorontsevich affondino la barca neozelandese con ben 3 triple nel finale.
Ora la prova del fuoco Stati Uniti sarà importante per capire le ambizioni della squadra dell’est, anche se i favori del pronostico sono ovviamente per gli americani
RUSSIA-NUOVA ZELANDA 78-56
Russia: A. VORONTSEVICH (18 pts), A. VORONTSEVICH (11 rbs), A. PONKRASHOV (7 ast)
Nuova Zelanda: K. PENNEY (21 pts), M. VUKONA (5 rbs), K. PENNEY (2 ast)