Non è bello da dire ma un po’ è vero, i più grandi artisti della storia trovavano la loro ispirazione anche grazie a qualche “aiutino” extra, alcol e droghe di svariato genere.
Lars Von Trier rientra in questa schiera di personaggi e lo ha ammesso candidamente in un’intervista rilasciata al Guardian.
Il re della provocazione questa volta potrebbe aver detto una cosa non solo per il gusto di far nascere una polemica senza fine, ma perché è la verità nuda e cruda. Il regista di “Melancholia” e “Antichrist” ha quindi dichiarato che ormai si è disintossicato ma teme per il suo futuro professionale.
Non so se potrò fare altri film, e questo mi preoccupa. Non c’è espressione creativa di alto valore artistico che sia stata prodotta da ex alcolisti ed ex drogati. Chi si interessa a un membro dei Rolling Stones che non si ubriaca o a un Jimi Hendrix senza eroina?
Lars Von Trier non si è fatto problemi ad ammettere di aver scritto praticamente tutti i suoi film sotto l’effetto dell’alcol, arrivava a bere fino a una bottiglia di vodka al giorno e per scrivere “Dogville” ci ha messo solamente 12 giorni. Invece “Nymphomaniac” lo ha scritto in diciotto mesi e lo ha fatto da sobrio.
Ormai il regista è pulito ma potrebbe non sfornare più film dello stesso livello dei precedenti. Sarà davvero tutta colpa dell’assenza di alcol, della sobrietà e non una questione psicologica? Questo è un argomento spinoso, magari da lasciare in mano agli esperti ma è anche vero che l’intervista di Lars von Trier è molto importante, perché arriva dopo un lungo silenzio e potrebbe suonare quasi come una richiesta d’aiuto.
Nel 2011 Lars von Trier è stato espulso dal Festival di Cannes per alcune dichiarazioni che hanno fatto molto discutere e in cui confessava la sua empatia nei confronti di Adolf Hitler per poi sostenere di aver fatto uno scherzo ai giornalisti e di non essere affatto antisemita. Forse era sotto l’effetto della vodka?