Esistono alcune persone che, in questo modo così mutevole e in profonda metamorfosi, sono lì, sempre uguali a se stesse, come fari nella notte di tempesta. Laura Pausini, la Laurona nazionale, è una di queste persone, ed il nuovo disco, “Inedito”, ne è la perfetta dimostrazione, una sintesi di quello “stile Pausini” che l’ha resa così famosa in Italia e nel mondo, rendendola un’icona mondiale della musica italiana. Purtroppo l’essere sempre riconoscibili può essere sia una benedizione che una maledizione, come capita ogni tanto in questo caso. Ed ora vi spiego il perché.
Il disco, che si chiama “Inedito” ed è composto da 17 tracce (compresa la versione francese del pezzo “Nel primo sguardo” che diventa “Dans le premier renard“), si snoda tra pezzi di puro pop e ballate melanconiche dove la voce della Pausini emerge in tutta la sua originalità accompagnata da un gruppo di musicisti di tutto rispetto: il problema riguarda non tanto la parte compositiva ma la parte testuale, che in certi casi risulta povera di costrutto ma ancorata a rime un po’ banali e a concetti triti e ritriti. Ma vediamo con ordine le canzoni.
La canzone di introduzione al disco, “Benvenuto“, è un bel pop energetico dal ritornello molto orecchiabile (anche se un po’ banale) e si candida come pezzo da risentire dal vivo, dove credo darà il meglio di sì. La seconda canzone, “Non ho mai smesso“, è una pura ballad pianoforte e voce che ci riserviamo di ascoltare dal vivo per potere dare un giudizio totalmente positivo.
Il terzo pezzo, “Bastava“, è il miglior pezzo del disco fatto dalla Pausini, un bel pop che rimane dentro e che ci troviamo a canticchiare alla fine della canzone e che conduce dritto dritto alla quarta canzone, “Le cose che non mi aspetto“, un altro pezzo discreto e molto orecchiabile.
Il quinto pezzo, “Troppo tempo“, vede la prima delle due collaborazioni eccellenti nel disco e si staglia contro tutto il resto del disco grazie alla splendida vena compositiva di Ivano Fossati che crea un pezzo in crescendo dal testo intenso dove la voce della Pausini non sfigura nei confronti di altre interpreti di stampo “fossatiano” come Fiorella Mannoia.
I due pezzi successivi, “Mi tengo” e “Ognuno ha la sua matita”, sono due pezzi molto diversi tra di loro (il primo pezzo pop ai confini del rock con un bel finale musicale, il secondo ballata chitarra e voce che lascia sprigionare tutta la potenza della voce della Pausini) ma che hanno un unico comune denominatore a mio avviso, cioè quello di rialzare il livello del disco con una fusione tra musica e testo che ci riporta la Pausini dei tempi migliori, addirittura con un che della Consoli per quanto riguarda la cura della scelta delle parole.
Dobbiamo arrivare a metà disco per trovare il pezzo che dà il nome al disco e la seconda collaborazione eccellente del disco, una Gianna Nannini stranamente più pacata del solito ma con la solita grinta nella voce che duetta con Laura nel pezzo più rock del disco, “Inedito“.
Il brano successivo, “Come vivi senza me“, scivola un po’ senza lasciare traccia annoiando addirittura un poco l’ascoltatore e ci porta dritto dritto al duetto tra le due sorelle Pausini, Laura e Silvia che si intitola “Nel primo sguardo“, un brano molto dolce e dallo stampo molto intimista, con la scoperta della voce di Silvia Pausini, più profonda e nettamente diversa da quella della sorella, forse ancora un po’ acerba per le grandi ribalte: d’altronde la Pausini aveva detto nelle interviste prima del disco che in questo album si respirava “aria di casa”, quindi.
La canzone successiva, “Nessuno sa” , scorre bene in sottofondo ma se devo dire che mi ha lasciato qualcosa…beh, non so dirvelo. Mi ha colpito molto di più “Celeste“, il pezzo successivo, che richiama nella forma canzone la ballad “Non ho mai smesso” ed è una chiacchierata con un figlio che deve ancora venire.
Le ultime due canzoni che chiudono il disco, “Tutto non fa te” e “Ti dico ciao“, mantengono ahimè lo stesso livello dei pezzi precedenti come “Nessuno sa”, condannando un pochino il disco. Il disco si conclude infine con la “solo version” di “Inedito” e “Nel primo sguardo” e con la versione francese già detta prima.
Giudizio finale? Il disco è un buon prodotto, si inserisce bene nel panorama musicale italiano, due-tre canzoni sono davvero belle ma, finisce qui. Come detto prima, avere delle certezze è una cosa ottima, soprattutto nel campo della musica, ma quando le certezze diventando gabbie, beh, è tutto un altro paio di maniche. I fan della Pausini probabilmente ameranno questo nuovo lavoro: gli altri storceranno probabilmente un po’ il naso al primo ascolto. Personalmente posso dire che credo (e temo) che il talento compositivo della Pausini stia scemando, soprattutto per quanto riguarda la stesura dei testi, in certi casi molto banali e con frasi al limite della comprensione. Peccato.
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