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Le Idi di Marzo: la recensione

Tratto dal lavoro teatrale di Beau Willimon “Farragut North”, “Le Idi Marzo” è il quarto film da regista di George Clooney, impegnato nel film anche in veste di sceneggiatore (insieme all’amico fidato Grant Heslov e lo stesso Willimon) oltre che di co-protagonista.

“Le Idi di Marzo” è ambientato nel mondo politico statunitense in un prossimo futuro, non meglio definito, durante le primarie in Ohio per la presidenza del Partito Democratico. Racconta la vicenda di un giovane e idealista guru della comunicazione, Stephen Myers (interpretato da Ryan Gosling), che lavora per un candidato alla presidenza, il governatore Mike Morris (George Clooney), e che si trova suo malgrado pericolosamente coinvolto negli inganni e nella corruzione che lo circondano.

A sei anni dallo splendido “Good Night, and Good Luck”, Clooney torna ad affrontare il mondo della politica, questa volta affrontandolo di petto, entrando nei meandri dei giochi di potere, dei tatticismi e delle strategie comunicative.

Le Idi di Marzo - Poster

“Le Idi di Marzo” è un film complementare, ma al tempo stesso agli antipodi rispetto a “Good Night, and Good Luck”: nella pellicola del 2005 era evidente uno sguardo più ottimista e fiducioso nei confronti del futuro, mosso dalla convinzione che il sostegno di un ideale e la forza della parola potessero essere strumenti necessari e sufficienti per affrontare un presente contradditorio e nebuloso.

In “Le Idi di Marzo”, al contrario, a prevalere è la disillusione, la presa di coscienza del fallimento degli ideali e di un sistema valoriale ormai obsoleto di fronte al cinico pragmatismo che fa girare il mondo. Il film di Clooney è un atto di accusa e di condanna che non si limita ad essere un semplice e banale j’accuse da antipolitica: a uscire con le ossa rotte, infatti, è un’intera società di cui le bassezze e le ipocrite macchinazioni di potere non sono altro che fedele specchio.

Non uno solo dei personaggi de “Le Idi di Marzo” pare salvarsi da una deriva morale verso il cinismo e l’indifferenza. Non certo Stephen Myers, che proclama di essere disposto a tutto, a patto di credere nella causa; e che la causa sia rappresentata da una campagna politica o dalla sopravvivenza a dispetto di lealtà e legami d’amicizia, poco importa. E lo stesso dicasi per il governatore Mike Morris, incarnazione di una speranza per il futuro, eppure così dannatamente uguale ai politicanti dalle belle parole e dai numerosi scheletri nell’armadio.

Le Idi di Marzo - George Clooney, Ryan Gosling, Evan Rachel Wood

Il mondo descritto da Clooney è un microcosmo dove sopraffazione ed egoismo sono le regole basilari di sopravvivenza. Non c’è spazio per i rimorsi o per le emozioni: anche le rare volte in cui fanno capolino sono destinate a scomparire con celerità.

“Le Idi di Marzo” è quindi il racconto crepuscolare sulla contemporaneità, dove dignità, morale e lealtà sono state ridimensionate a semplici e vuote parole e non sono più valori importanti da rispettare. Il racconto è quindi cupo e pessimista, benché gli sceneggiatori riescano a colorire il tutto con qualche accenno di ironia sempre e comunque assai amara.
Valore aggiunto della pellicola è un cast granito capitanato da un Ryan Gosling semplicemente monumentale, (e Clooney mostra intelligenza registica, facendosi da parte e lasciando campo al suo protagonista) che conferma, ancora una volta, di essere uno dei migliori attori in circolazione, se non il migliore, supportato da comprimari eccezionali: da Philiph Seymour Hoffman a Paul Giamatti; da Marisa Tomei a Jeffrey Wright, senza dimenticare Evan Rachel Wood e Max Minghella.

I modelli cinematografici sono evidenti: da “Tutti gli uomini del presidente” di Alan Pakula a “I tre giorni del Condor” di Sidney Pollack. Il cinema politico di stampo liberal degli anni settanta, insomma, che Clooney tratta con deferenza , senza mai essere pedissequamente citazionista.

Da vedere.

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