Al suo secondo lungometraggio dopo “Il Dono“, Michelangelo Frammartino ha presentato “Le quattro volte“, il suo nuovo lavoro, al Festival del Cinema di Cannes, nella sezione Quinzaine des Re’alisateurs, ed accolto con grande entusiasmo.
Lo stesso regista ha definito l’opera un “caprolavoro“, considerando che una capra è tra i protagonisti della storia. “Le quattro volte” è ambientato in un paesino calabrese abbarbicato sulle colline, da dove si può vedere lo Ionio. Frammartino racconta di un vecchio pastore malato che crede di aver trovato il rimedio alla sua malattia nella polvere del pavimento della chiesa, bevuta sciolta nell’acqua, tutte le sere. C’è anche una capretta appena nata e la sua prima esperienza nella natura, con il gregge. Un albero che dai suoi 21 metri finisce col diventare albero dalla cuccagna per la festa del paese e poi la legna che diventa carbone.
Quattro elementi diversi accomunati da un solo elemento: l’anima, quella che il regista ha filmato è quel che lui stesso ha descritto come “la polvere che secondo i pitagorici rappresentava l’anima, il pulviscolo diventa l’elemento visibile di un’entità invisibile“.
“Qui il protagonista da umano si fa oggetto” ha spiegato Frammartino: “cosi’ come lo spettatore, questo il desiderio alla base del mio lavoro, poco a poco si trasforma in film, da senziente che guarda in immagine“.
“Le quattro volte” arriverà nelle nostre sale dal prossimo 28 maggio. Alla pellicola “Le Film Francais” ha dedicato anche la copertina. Bondi sarà soddisfatto di questo successo italiano?