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L’immortale: la recensione

Luc Besson torna in sala, questa volta in veste di produttore, per un gangster-movie tutto francese, riportando sul grande schermo l’apprezzato Jean Reno.

L’immortale

Si tratta de “L’immortale“, diretto dall’attore e regista francese Richard Berry, classe 1950. Oltre a Jean Reno, nel cast troviamo Kad Merad, Jean-Pierre Darroussin, Marina Foïs, Joey Starr, Philippe Magnan, Fani Kolarova, Moussa Maaskri, Claude Gensac, Venantino Venantini, Guillaume Gouix, Dominique Thomas, Martial Bezot, Daniel Lundh, Max Baissette de Malglaive. Charly Matteï  è uno degli uomini più importanti della famigerata mafia marsigliese, dopo molti anni di attività ha deciso di mettere da parte il suo passato e ricominciare una nuova vita, insieme alla moglie e ai figli. Ma il mondo della mafia non si può abbandonare così facilmente, rimangono sempre dei conti in sospeso e che tu lo voglia o meno, prima o poi dovrai affrontarli. Charly si ritrova in colpo 22 pallottole senza sapere il perché, ma la cosa ancor più straordinaria è che riesce a sopravvivere e decide di vendicarsi di chi voleva  liberarsi di lui. La storia de “L’immortale” è ispirata alla reale vita della mafia marsigliese ed in particolar modo alla figura di Jacky Imbert. Il nostro immortale Charly/Reno non muore manco a pregarlo, dal momento in cui riesce a riprendersi dal tentato omicidio, l’uomo medita vendetta. Il film si apre quindi immediatamente con una scena sanguinosa, gestita nel modo più realistico possibile e prosegue poi, alternando poche scene d’azione a qualche scena di sangue, ma più che altro notiamo che Berry, in particolare nella prima parte della pellicola, sceglie di analizzare la psiche dei suoi personaggi.

L’immortale

Assistiamo quindi a qualche flashback che ci chiarisce le idee sull’equilibrio di potere della vita marsigliese e scopriamo che Charly ha due amici, malavitosi anch’essi, Aurelio Rampoli (tra l’altro interpretato dallo stesso regista) e Toni Zacchia, interpretato da Kad Merad. L’attore di origini algerine è noto soprattutto per le commedie “Giù al nord” e “Il piccolo Nicolas e i suoi genitori“. Le sue doti artistiche sono ancora tutte da scoprire, sicuramente è un personaggio che si adatta meglio alla commedia che a un gangster-movie. “L’immortale” è una storia di anti-eroi, a partire dal protagonista, finendo con la polizia e la figura del capitano Goldman (Marina Foïs), donna che non è riuscita a superare la morte del marito, poliziotto anch’esso. La Goldman è fondamentale per Charly, che grazie al suo appoggio/non appoggio può portare a compimento la sua vendetta, ma più che altro è una figura che viene messa in risalto per la netta contraddizione tra quel che rappresenta e quel che effettivamente è e fa. Tra le tematiche spicca in particolare l’importanza della famiglia, alla quale viene dato molto valore anche nel mondo mafioso, il concetto viene rimarcato in più occasioni. In conclusione, come genere “L’immortale” non è un film deludente, ma non è sicuramente da annoverare tra gli imperdibili dell’anno. Di action c’è davvero poco, come già detto il regista ha dato vita più ad un’analisi psicologica dei personaggi che ad una storia dinamica e movimentata, a volte senza approfondire nemmeno troppo. Un film senza pretese, intrattiene lo spettatore con ottime musiche e un po’ di suspance qua e là, ma non va oltre la sufficienza.

IL NOSTRO PARERE IN BREVE

Buon Film - Film che intrattiene al limite della sufficienza, che si sofferma fin troppo sulla psicologia dei personaggi risultando poco calibrato.

PANORAMICA RECENSIONE

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