Forse gli animi non sono caldi abbastanza, ma non passa settimana senza che l’attesa si faccia sentire un poco di più. Anche se così ancora potrebbe non sembrare, “Man of steel” è senza ombra di dubbio il film più atteso del 2013 e per diversi motivi. Innanzitutto per via del legame sentimentale che milioni (sì milioni, nessuna esagerazione) di fans in tutto il mondo hanno con la saga di Superman, il personaggio e con il compianto Cristopher Reeve, per molti ancora oggi l’unico vero Uomo d’acciaio. Ora che i lavori per “Man of steel” ad opera di Zack Snyder volgono al termine ed uno ad uno i protagonisti stanno terminando le ultime riprese, con lo splendido trailer esteso rilasciato qualche mese fa, alcuni dubbi sono stati fugati, ma altri sono sorti subito dopo.
Se da un lato la presenza di Chrisopher Nolan in veste di produttore ha rassicurato una parte dell’audience, altrettanti hanno mostrato il timore che il regista della trilogia di Batman potrebbe fare più male che bene, inserendo un eccesso di “chiacchiere esistenzialiste” (come ho sentito di recente in più di una occasione). Altri dubbi sarebbero relativi invece al protagonista, Henry Cavill al quale molti non hanno perdonato il flop di “Immortals” e che temono essere non all’altezza di un ruolo difficilissimo per sua stessa natura. Infine il rinnovamento del costume ha creato non poche polemiche, tanto da essere stemperato solo con l’umoristica definizione di “mutanda gate“.
Che dire? Se da un lato Zack Snyder ha inanellato una serie di orrendi filmacci (fra tutti il pessimo “Sucker punch“), creando dell’apprensione giustificabile, pare un po’ strano che si tema per le prestazioni o l’influenza di Nolan, il cui lavoro può essere apprezzato o meno, ma senz’altro potranno tutti convenire, è un professionista dotato e corretto, autore di alcuni fra i più bei film degli ultimi quindici anni e di certo, di alcuni fra i maggiori incassi di sempre. In termini più succinti, temere per la resa di uno dei pochi, anzi pochissimi professionisti ad oggi è fuori luogo, anche dopo il non riuscitissimo “The Dark Knigt – Rises“.
Riguardo il buon Henry Cavill, non credo si possa definire un cattivo attore, quanto piuttosto uno di quei professionisti che in un modo o nell’altro pagano il prezzo di un certo tipo di aspetto fisico. Certo moltissimi vorrebbero pagare il prezzo di essere un bell’uomo, palestrato con gli occhi azzurri in cima alla lista dei regali di Natale di moltissime donne, ma più seriamente: è improbabile che il buon Henry possa nell’arco della sua carriera fare altro che l’eroe o il protagonista ed è solo esteriormente una cosa buona. Senz’altro più bravo di Hugh Jackman (soprannominato Hugh “bisteccone” Jackman), dovrà confrontarsi con l’immenso Christian Bale della trilogia di Nolan (anche perché il confronto con il Superman originale è ormai fuori luogo in ogni caso).
Detto questo, il costume è davvero una questione ridicola che non ha più importanza. Nessuno più del sottoscritto ha amato il Superman originale con relativa mutanda rossa, ma il tempo passa e se molti dei detrattori facessero lo sforzo di studiare l’evoluzione del costume in questione, noterebbero che è cambiato moltissimo nel corso degli anni, anche e soprattutto prima del loro tempo. Il mantello fino agli anni cinquanta era molto più corto, i mutandoni più lunghi e così via cambiando nel corso del tempo ed adattandosi, così come fa ogni personaggio che diventa iconografico, rappresentando più del protagonista di una storia.
Personalmente non vedo l’ora di vedere al cinema “Man of steel“, non vedo l’ora di poter avere un nuovo Superman e non per poterlo confrontare con l’originale, ma per poterne fruire ora, oggi, nel mio tempo. Una chance a Snyder la do molto volentieri, in questo caso.