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“Marigold Hotel”: la recensione

Sette ospiti animati da un grande desiderio di cambiamento si trovano prima in aeroporto e poi all’entrata di un resort non ancora ultimato, il Marigold Hotel, che dovrebbe essere la lussuosa proposta indiana per i più eleganti pensionati del Regno Unito, un luogo dove trascorrere il tramonto della propria vita in una struttura piena di comfort,  senza nessuna preoccupazione al mondo se non quello di rilassarsi e godere di buona compagnia.
Ad arrivare nell’assolata e caotica Jaipur saranno: Evelyn (Judi Dench), una vedova sul lastrico, Graham (Tom Wilkinson) il disincantato Giudice dell’Alta Corte, Douglas e Jean (Bill Nighy e Penelope Wilton) una coppia litigiosa, Norman (Ronald Pickup) e Madge (Celia Imrie) in eterna ricerca d’amore, e Muriel (Maggie Smith) che intende sottoporsi ad un intervento all’anca e lasciare subito dopo l’India. Tutti si trovano in balìa delle stravaganze del giovane Sonny Kapoor (Dev Patel), proprietario dell’hotel ereditato da suo padre, elegante, ma decadente nella speranza di trasformarlo in un hotel di lusso. Sino a quel momento c’è stato solo caos, ma se a Sonny mancano le risorse, di certo non manca l’entusiasmo. Peccato per i suoi problemi amorosi e per la sua invadente madre…

Marigold Hotel

Nel frattempo ai nuovi ospiti non rimane che ambientarsi all’India: sono disorientati, la trovano allo stesso tempo inebriante e spaventosa, tradizionale e moderna, meravigliosa ma strana. All’inizio l’etereogeneo gruppo sembra
incerto riguardo al futuro, ma quando inizieranno a fare nuovi incontri scoprendo cose inaspettate, decideranno di lasciarsi il passato alle spalle.

Un inno alla vita

Un film con attori di questo calibro parte già bene e andrebbe visto a prescindere per godere di una ispirata sinfonia di recitazione che da sola vale il prezzo del biglietto. Inutile negare infatti che la riuscita del film sta tutta lì, in quegli splendidi volti solcati da rughe e in quel modo di recitare molto british che rende la pellicola un divertente, nostalgico, romantico e un po’ amaro inno alla vita.

Ogni attore è protagonista di una diversa storyline, tutte votate ad una dolce malinconia senza tralasciare un abbozzo di sorriso. E’ l’amore declinato in tutte le sue forme il centro di tutte le storie, dall’amore romantico a quello passionale e sessuale; il regista, John Madden, esplora questo sentimento dimostrando come non si è immuni ai suoi strali neanche raggiunta una certa età. I protagonisti della pellicola soffrono, amano, si cercano, come adolescenti alle prime armi, c’è chi cerca di ritrovare l’amore della vita, chi cerca di accendere la passione sopita, e chi cerca di fare la cosa giusta, ma l’amore è un’onda inarrestabile, impossibile resistere. In quest’ottica tutti i protagonisti saranno spinti via dalle loro vecchie vite, riconquistando chi la pace, chi un nuovo amore, chi semplicemente la compagnia ed un luogo da chiamare casa.

Peccato che il film decida di dare così tanto spazio alla storyline – poco interessante e per niente convincente – del proprietario dell’hotel e i suoi patemi d’amore. Dev Patel è tutto mossette e facce simpatiche, ma non regge il confronto con la grazia e la recitazione in sottrarre degli attori “over”, riuscendo, quando è in scena, più ad irritare che altro, facendo desiderare allo spettatore di avere un telecomando per mandare avanti le sue scene.

Giudizio

Purtroppo non solo di note positive vive questo film. “Marigold Hotel” vive di bei momenti, alcuni ottimi, ma anche di cadute rovinose di ritmo. L’India poteva essere un luogo da sfruttare maggiormente, così invece è uno sfondo sfocato e una nota esotica ma poco più. Ripetiamo che comunque è un film da vedere per assistere ad una grande prova d’attori, in un film corale non perfetto ma che saprà toccare i tasti giusti nei cuori romantici di ogni età.

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