Sabato scorso si è concluso il primo festival romano dedicato al mash up, al remix video e più in generale alle nuove forme di produzione e distribuzione di audiovisivi. La prima edizione del Mashrome Film Festival ha avuto luogo dal 3 al 9 giugno presso l’Acquario Romano – Casa dell’Architettura (due passi dalla stazione Termini), bellissima location classicheggiante all’interno della quale sono stati proiettate opere video e videoinstallazioni e si sono tenuti interessanti incontri sulle crossmedialità urbane. Una rassegna alla sua prima edizione, neonata, che fa del “nuovo” il suo cavallo di battaglia: il mash up è infatti, l’ultimo ritrovato in tema di avanguardia audiovisiva.
Partendo dal cinema e dal suo linguaggio, dal montaggio di immagini e dalla loro combinazione con un commento musicale, i video artisti e gli autori di remix creano qualcosa di innovativo e mai visto utilizzando materiali preesistenti e decontestualizzandoli. In qualche modo, fotografie, sequenze di film e brani musicali vengono depauperati del loro senso originale allo scopo di trovarne uno nuovo. Le origini di questa pratica si possono trovare agli albori degli anni ’60 quando moderni come Pier Paolo Pasolini e Jean Luc Godard (tanto per citare due giganti, ma ce ne sarebbero molti altri) realizzavano opere come “La rabbia“, di cui il regista bolognese non girò nemmeno una scena ma creò effetti suggestivi con il solo accostamento di immagini e un commento fuori campo.
Tra le opere presentate alla rassegna vale la pena segnalare “Retrocognition” dell’artista statunitense Eric Patrick, storia di una famiglia americana all’epoca del boom che però vediamo comportarsi in modo strano; la tecnica scelta da Patrick è una particolare animazione che, partendo dalle immagini di attori in carne e ossa, vi sovrappone decine di frammenti di disegni che muovendosi permettono l’animazione. Luther Blissett mostra invece, in “Tropic of cancer“, il suo amore per il cinema d’autore montando e remixando spezzoni di film francesi anni ’60.
La pratica del mash up e l’intero Mashrome Film Festival, oltre a mostrare opere audiovisive inedite per il pubblico romano ed italiano, sollevano un’interessante riflessione sull’evoluzione del cinema e del suo linguaggio, sulle forme che può prendere e sui nuovi modi che ci vengono offerti per fruirne. Il fenomeno è appena venuto alla luce per cui è difficile trarre conclusioni certe, si dovrà aspettare ancora un pò, magari altri festival come questo.