E’ stata organizzata dall NUCT la masterclass, aperta al pubblico, con il regista Robert Guédiguian e l’attrice Ariane Ascaride. Incontro molto interessante, non solo per curiosare nei retroscena del suo ultimo film, “Le nevi del Kilimangiaro“, da poco distribuito nelle sale italiane da Sacher Distribuzione, ma perchè l’incontro ha svelato un Autore poco conosciuto in Italia ma di grande talento ed il suo modo unico di fare cinema.
In più regista e attrice hanno dimostrato nei confronti delle domande degli studenti attenzione e grande ammirazione, per quelli che saranno, dice Ariane Ascaride, sublime attrice e moglie del regista, “registi e attori del domani”.
Il film è ambientato, come la maggior parte dei suoi film, nella città natale di Marsiglia e argomento ricorrente è il ruolo sociale dei lavoratori. Il protagonista è Michel, che, nonostante la recente perdita del lavoro, vive felicemente circondato dall’affetto degli amici, della famiglia e della moglie Claire. Questa armonia viene spezzata il giorno in cui due sconosciuti armati entrano nella loro casa derubandoli dei loro risparmi e lasciandoli sotto shock. Lo shock è ancora più forte quando scoprono che l’aggressione è opera di un giovane operaio licenziato insieme a Michel.
Un film drammatico, attualissimo, politico, e nello stesso tempo, familiare, poetico, luminoso, per molti versi sereno. Un film di difficile catalogazione, ispirato ad un poema di Victor Hugo “Les pauvres gens“, che offre svariati livelli di lettura. Tanti gli argomenti che tratta tutti ben amalgamanti in una sceneggiatura sensibile e ottimamente bilanciata: amore, amicizia, rapporto genitori figli, libertà, conflitti generazionali tra operai. “E’ un film politico – spiega il regista – ma penso che in ogni film politico ci debba sempre essere una componente popolare, che renda il film fruibile al grande pubblico”.
Uno degli argomenti più forti del film è il conflitto generazionale tra due generazioni di operai. “C’è una grande spaccatura tra le due generazioni – ha spiegato il regista – nessuno ha una colpa, una responsabilità per questo. Ognuno ha le proprie ragioni. È la società a produrre i conflitti. Di fronte a queste difficoltà gli anziani non fanno che difendersi, non hanno mai cercato di proporre delle alternative. I giovani operai non hanno idea delle battaglia che gli anziani hanno combattuto. Nel film l’incontro tra le due generazioni avviene con un atto di violenza, con l’aggressione”.
Questo porta al discorso delle colpe. I personaggi vivono, lavorano, amano, cercano di fare il loro lavoro onestamente e al meglio, ma questo non basta, anche loro sono macchiati di questa colpa, di aver trascurato, forse anche tradito, le nuove generazioni. “Per la prima volta nella storia i nostri figli rischiano di vivere peggio di noi. Spero in una riconciliazione tra la nostra e la nuova generazione”.
Interessantissimo il metodo di lavoro che il regista adotta con i suoi attori, basato su grande rispetto e assoluta fiducia. Da subito Guédiguian si è circondato di una troupe di tecnici e di attori che gli sono rimasti fedeli fino a quest’ultimo film, come Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan o Ariane Ascaride. “Ci conosciamo ormai da anni – spiega Ariane – io e Jean-Pierre andavamo a scuola insieme. Abbiamo iniziato a fare film che non avevamo niente, e nessuno ci voleva. Ma ci credevamo. E adesso ci fidiamo l’uno dell’altro. Non è mai facile interpretare un personaggio. C’è sempre difficoltà. Io lavoro così, comincio a cercare le scarpe.Nessuno ha lo stesso modo di camminare. La scarpe raccontano chi sei. E dalle scarpe il personaggio passa alla testa. Quando ho le sue scarpe comincio a pensare a come il personaggio cammina, e da qui, chi è, come vive, è felice, infelice, disoccupata…”.
Il film è girato in pellicola. “Seguendo il consiglio di Pierre Milon, siamo tornati al super 16, che avevamo abbandonato per girare in digitale gli ultimi due film – spiega il regista – ma questo sarà il mio ultimo film in pellicola. Per me non è un dibattito formale ma tecnico. Non è tanto una questione di costi, non è che si risparmia poi molto, ma penso che bisogna vivere nella propria epoca”.
Con quest’ultimo lungometraggio, passato nella sezione Un Certain Regard all’ultimo festival di Cannes, Robert Guédiguian ha ricevuto il premio Lux.