Dopo la proiezione di “Taking a chance on God“, ieri sera si è aperta ufficialmente la decima edizione del Florence Queer Festival, con una grande sorpresa, “Una primavera particolare“. Ad aprire la serata, infatti, è stata una dama (Martina Belloni), considerata l’erede di Simonetta Vespucci: un salto indietro nel rinascimento e nelle opere di Botticelli, seguendo le orme di colei che all’epoca era considerata la donna più bella del mondo, modella de “La nascita di Venere” e “La Primavera”. Sul palco, una statua coperta, un omaggio al Festival che ha lasciato il pubblico a bocca aperta.
A seguire, la proiezione del cortometraggio “Self Defense“, per anticipare “Matthew Bourne’s Swan Lake 3D“, film basato sul balletto. E di balletto, a modo suo, tratta anche questo particolarissimo corto di Eruka e Daniel Beham, intenso e introspettivo, che lascia riflettere sulla parte più profonda del nostro io.
Ma passando a “Matthew Bourne’s Swan Lake 3D“, si tratta di una versione rivisitata del celeberrimo “Il lago dei cigni” di Čajkovskij. Ma se in questo caso ci troviamo di fronte ad uno dei più grandi classici del genere, che affronta la tematica dell’amore eterosessuale e della continua contrapposizione tra bene e male, Bourne decide di stravolgere tutto e sceglie un cast di cigni tutto al maschile: qui l’amore diviene omosessuale, partendo da un’opera classica, il coreografo non intacca l’effetto suggestivo del “Lago dei cigni”, ma riporta il balletto ai tempi moderni, ed affronta tematiche più attuali che mai.
Siamo a Londra ed il protagonista è un principe che deve fare i conti con il suo ruolo, prestandosi quotidianamente a rituali ripetitivi, monotoni e freddi. Al suo fianco la regina, una madre totalmente anaffettiva che sogna per lui un futuro standardizzato. Entra in gioco, quindi, la ragazza, che in quanto a educazione di corte non ne azzecca una e che regala allo spettacolo divertenti siparietti. Il principe vive circondato da servitori e gente che gli indica come comportarsi, ma non sopporta più questo modo di vivere e, soprattutto, di essere. Quando si ritrova, ubriaco, davanti al lago dei cigni, cambia tutto: l’incontro con il cigno nella notte scura gli offre nuova vita, ma lo porta a fare i conti con la sua vera essenza.
Matthew Bourne ha avuto una straordinaria idea ed ha saputo “ritoccare” un classico di proporzioni immani, senza intaccarne il fascino: reso comico per certi aspetti, soprattutto nella sua prima parte, “Swan Lake 3D” si fa sempre più oscuro e ci porta nel profondo dell’animo del principe, tormentato dai dubbi e dalla deontologia. Ogni singolo passo di danza esprime un preciso stato d’animo, il balletto del gruppo dei cigni, rigorosamente uomini, esprime in maniera impeccabile il loro movimento, in un crescendo di musiche e danze che si fa sempre più ansiogeno, fino ad arrivare al grande atto finale.
Sebbene il 3D sia piuttosto superfluo, l’idea di Matthew Bourne di dare un tocco di modernità a questo balletto, lanciando un messaggio molto importante, è davvero straordinaria. “Swan Lake” è un’opera rivolta agli amanti della danza e non, il messaggio è universale. Nonostante la seconda parte appesantisca un po’ di più lo spettatore, il messaggio arriva forte e chiaro. Senza che nessuno pronunci nemmeno una parola, a passo di danza e a suon di Čajkovskij, viene rivelata ancora una volta la potenza comunicativa dell’arte.
Voto:
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