Dopo otto anni lontano dal grande schermo, Mel Gibson torna davanti alla macchina da presa in un nuovo action movie firmato Martin Campbell. Nel frattempo Gibson ha girato due tra i film più discussi della storia del cinema, “La passione di Cristo” e “Apocalypto”, dando un’immagine di sé come regista molto più controversa rispetto alla tipologia delle sue performance come interprete. Mel Gibson attore ha sempre regalato personaggi in un certo senso rassicuranti: pur con le loro fragilità, pur colpiti da eventi avversi e dolorosi, le incarnazioni di Gibson erano sempre capaci di rialzarsi, di crederci, di lottare per dei valori solidi, e magari di scherzarci un po’ su. Non si può dire lo stesso per i suoi prodotti in qualità di regista: troppo violenti per rassicurare, troppo controversi per crederci e, probabilmente, persino troppo “impegnativi” per riuscire a riderci sopra. Rimane però un comune denominatore: che i film siano i suoi, o di altri, Mel Gibson riesce sempre ad emozionare. Che piaccia oppure no, la sua creatività dietro e davanti alla macchina da presa non lascia di certo indifferenti. “Fuori controllo” (ancora una volta la traduzione italiana toglie qualcosa alla forza comunicativa del titolo originale: “The Edge of Darkness”) sembra ben confezionato per essere interessante. Da un lato la regia di Martin Campbell (che, tra l’altro, aveva già diretto negli anni Ottanta l’omonima miniserie in sei puntate prodotta dalla BBC a cui il film è liberamente ispirato), uno specialista di action e thriller, rinato a nuovi sfarzi dopo il meritato successo di “Casino Royale”. Dall’altro lato, il ritorno di Mel Gibson nelle vesti di attore, che già di per sé suona come evento. In “Fuori controllo”, Mel Gibson è Thomas Craven, detective della squadra omicidi di Boston, a cui viene uccisa l’unica figlia, Emma (Bojana Novakovic), proprio davanti a suoi occhi, sulla porta di casa. Da quel momento Craven inizia ad indagare per proprio conto sulla morte della figlia, scoprendo che la ragazza aveva una doppia vita e addentrandosi in un pericoloso mondo di intrighi, spionaggio e collusioni governative. Se il ritorno di Mel Gibson è una sorpresa, non lo è di certo il nuovo ruolo che riveste: poliziotto e padre, desideroso di vendetta e pronto a tutto pur di scoprire la verità. È interessante, invece, il fatto che questa verità si snodi a più livelli: non riguarda solo chi ha ucciso la figlia e perché, ma riesce ad essere nello stesso tempo più grande (rientrando in più ampi discorsi politici) e più piccola (la ricerca di Craven è volta a capire anche chi era realmente la figlia, che vita conduceva). Nonostante in USA il film abbia ricevuto un’accoglienza a dir poco tiepida e la storia sembri raccontare dei deja vu evidenti, vale la pena di ritrovare Gibson nel ruolo che più gli è congeniale. Giunto ormai alla soglia dei 54 anni, l’attore americano gode ancora di una notevole presenza scenica (nonostante nelle scene più dure sia stato sostituito da numerose controfigure) e di un carisma che sembrano non voler tramontare. Se non altro saprà regalarci un one man show capace di giustificare il costo del biglietto.