Dopo aver esordito come album del decennio con “Oracular Spectacular” cos’altro avranno potuto inventarsi i MGMT?
Colonizzate le terre inesplorate del rock psichedelico (si fa per dire) i MGMT hanno pensato di illustrarci ancora una volta quel mondo “acido” nel quale ormai da anni sembrano permanere a proprio agio. Partiti da un album visionario, passati per un album con toni più ammorbiditi, il duo di New York sbarca in discografia con un terzo album, che di solito in gergo viene definito “quello della svolta“. Un album con grande potere decisionale “MGMT“, che si colloca perfettamente dopo una pausa più tranquilla e uno scalmanato esordio che tanto ce li aveva fatti amare. Lisergiche escursioni di batteria rafforzate dai sintetizzatori sembrano imprimere in tutti i brani il loro carattere, abbandonando definitivamente la leggerezza “pop”olare che nel primo lavoro discografico aveva segnato indubbiamente la nascita di una grande stella della musica.
Introspezione e tristezza si alternano a “Your Life is a Lie” dura traccia singolo degno apripista di album. Il carattere della band però rimane inconfondibile, e rifacendosi a quella corrente psichedelica che sembra aver riportato in auge gli anni d’oro della musica, i MGMT si collocano in una fascia elettronicamente superiore agli australiani Tame Impala. Suoni sporchi e un disordine multicromatico sembrano accompagnarci dall’inzio alla fine dell’ascolto, che ad averlo potuto apprezzare prima della stagione estiva l’avremmo potuto ascoltare in spiaggia dopo una festa alcolica. Traccia lunga e traccia breve ci presentano l’instabilità di fondo, ma se avessero voluto riordinare in quel disordine sonoro probabilmente avrebbero perso tutta la bellezza e il motivo del loro successo. I racconti musicali dei MGMT ci illustrano una realtà parallela esistente chissà in quale altra dimensione: sonorità aliene e voci provenienti da lontano ci ricordano ogni tanto gli Air, anche se la tranquillità dei francesi risulta essere inarrivabile. Un’astronave arriva in “A Good Sadness” simulando i suoni di allarmi d’atterraggio e di fluttuazioni leggere in un cielo probabilmente appartenente anche ad un altro pianeta.
L’esperienza di un album del genere non ci trasporta solo in un tipo di viaggio sonoro, ma è una vera e propria immersione a cinque sensi in una bolla popolata da strane creature, proprio come la sensazione che ci lascia l’ascolto di “Astro Mancy“. Da uno scenario psichedelico ad una foresta fantastica, da un suono insistentemente lisergico ad un momento musicale di transizione, è questo “MGMT“, ancora una volta parentesi bislacca della musica internazionale. Se siete partiti chiari e lucidi all’inizio dell’album non meravigliatevi se alla fine siete stati trasportati in un’altra stanza con una confusione mentale da far rabbrividire i più allucinati, perché “MGMT” è la prova che non servono escursioni chimiche per poter viaggiare con la mente, anzi, l’ascolto di questo piccolo racconto “acido” potrebbe causarvi una seria dipendenza rispetto a quella che rappresenta la piccola discografia MGMT. Uomo avvisato mezzo salvato, se non avete tempo da perdere fermatevi alle prime tracce dell’album, invece se siete alla ricerca di un’avventura synthetica, approfittatene, “MGMT” rappresenta un’occasione da cogliere al volo per rimanerci secchi. Attenzione, leggasi “MANAGEMENT“.