Se un personaggio nasce come spalla, un motivo ci sarà. Anche se sono tanti piccoli esserini gialli, non è detto che la regola non debba rimanere uguale. È arrivato nelle sale “Minions“, il film dedicato alle esilaranti creature di “Cattivissimo me“, che in parte è un prequel che racconta le loro origini e in parte è uno spin-off incentrato interamente su di loro. Inutile dire che gli incassi sono stati da capogiro ma più che della storia in sé, il merito è delle mosse di marketing alle spalle del film e del lavoro realizzato nei due film precedenti.
Con “Minions” abbiamo avuto la conferma – l’ennesima – che i personaggi spalla non possono uscire dallo spazio circoscritto della gag per cui sono nati e grazie alla quale hanno fatto ridere, diventando piccoli pezzi cult del cinema d’animazione. In questo film ci viene raccontata la storia dei Minions fin dalla preistoria, il loro continuo bisogno di avere un cattivo a cui essere devoti: si parte dal T-Rex e si arriva a Napoleone, per un motivo o per un altro, ingenuamente e senza mai volerlo, i Minions fanno fuori tutti i loro padroni. Si arriva al 1968, gli anni dei figli dei fiori e dei grandi cambiamenti politici globali, i Minions scoprono l’esistenza della perfida Scarlet Sterminator (Luciana Littizzetto nella versione italiana) e fanno di tutto per entrare nelle sue grazie. Di mezzo c’è una trama che strizza l’occhio a James Bond, con una giovane Regina Elisabetta alle prese con il trono.
Kevin, Bob e Stuart sono tremendamente adorabili ma lo sono preferibilmente in scene della lunghezza di un trailer. La storia di “Minions” non ha una buona base di supporto, un messaggio da comunicare, è solo un modo per cavalcare l’onda del successo di questi personaggi che hanno conquistato il cuore di grandi e piccini, lanciando dei veri e propri tormentoni, che in questa situazione vengono ripetuti fino a risultare noiosi. Sono delle piccole creature che vogliono essere cattive e spietate a tutti i costi, ma se ci riescono è sempre e solo per sbaglio, per comiche congiunzioni astrali. Nemmeno tanto comiche.
Pierre Coffin e Kyle Balda si sono divertiti a riempire il film di omaggi, citazioni e riferimenti, ma a parte questo c’è veramente poco da raccontare. A dispetto di quanto possa dire il botteghino, la storia non si regge in piedi, i nostri beniamini erano già affermati ma non c’è nessun altro personaggio capace di rapirci il cuore. La cattivissima Scarlet a tratti diventa terribilmente noiosa, con picchi di esagerazione ed altri di banalità, e le risate sono molte di meno rispetto a quanto sembrasse preannunciare il trailer. Non si parla di un flop vero e proprio, ma nemmeno di uno dei film più entusiasmanti dell’anno. Non si può mettere indiscussione la bellissima colonna sonora, ma per il resto le aspettative verranno parzialmente deluse, il resto sarà compensato dall’affetto che abbiamo costruito in questi anni nei confronti degli esserini gialli e goffi che parlano un miscuglio di lingue incomprensibile.