“La più grande caccia al tesoro della storia“. Così è stata definita l’impresa degli eroici “Monuments Men” nel libro di Robert M. Edsel da cui è stato tratto l’omonimo film scritto, prodotto, diretto ed interpretato da George Clooney e uscito lo scorso 13 Febbraio.
“E’ stato il più grande furto d’arte della storia” recita invece la tagline, riferendosi indirettamente e curiosamente anche al senso stesso del film, colpevole di aver commesso un piccolo crimine contro la settima arte.
Il film racconta la vera storia di una task force, costituita da esperti d’arte, critici e simili, che negli ultimi mesi della II guerra Mondiale ebbe come obiettivo il recupero delle opere d’arte che i nazisti, durante la fuga, stavano trafugando. Una caccia al tesoro, dicevamo. Quella vera consiste nello scovare dei lati positivi a un film lento, irrealistico e con poche emozioni. Il primo, e forse ultimo, è il buon proposito di George Clooney di raccontare e omaggiare la vera impresa dei Monuments Men.
Il regista e attore americano, nonostante le buone premesse e il cast di assoluto rispetto (Matt Damon, Jean Dujardin, Bill Murray, John Goodman e Cate Blanchett) consegna alla storia del cinema un’opera semplicemente ignorabile, per la quale in circostanze simili a quelle del film non varrebbe la pena sacrificare una sola vita (o una serata al cinema).
Il film arranca e stenta a prendere una forma definitiva. I dialoghi dovrebbero essere convincenti e ironici, ma sono semplicemente fuoriluogo e allontanano lo spettatore dalla scena. Tutto diventa irreale, quasi surreale, e gli episodi che dovrebbero creare tensione o pathos scorrono inesorabili senza lasciare alcuna impronta emozionale.
Un’occasione sfumata per raccontare con serietà una parte importante della nostra storia, perché “Monuments Men” si fa a pezzi da solo cercando a tutti i costi l’epicità in ogni scena, sfociando suo malgrado in un americanismo ormai superato, in cui si mostrano al mondo i tedeschi forti sì, ma superati sempre e costantemente in astuzia.
Clooney deve aver pensato di poter ricreare l’atmosfera ironica e geniale di “Ocean’s Eleven“, con il quale si trovano diverse similitudini: anche in quel caso, un gruppo di “esperti del settore” si riunivano per compiere un’impresa.
“Monuments Men” galleggia tra il serio e il faceto senza avere il coraggio di aprirsi a qualcosa di definitivo. Non si capisce, in poche parole, se siamo di fronte a una Monna Lisa o a una falsa testa di Modigliani. Un vero flop.