Penultimo giorno del concorso di questa sessantanovesima Mostra del Cinema di Venezia. Quest’oggi sono stati presentati “Thy Womb” di Brillante Mendoza e “La cinquieme saison” del duo belga Peter Bronsens e Jessica Woodworth.
Con il suo “Thy Womb” Brillante Mendoza costeggia il documentario etnografico e restituisce il cuore pulsante di un popolo fiero, vale a dire i Bajau, nomadi del mare. Il regista filippino tratteggia l’inferno dentro il paradiso – geografico, intimo, politico – e si tuffa negli abissi marini pedinandone i fondali reali e maestosi.
Rimanendo fedele al proprio approccio di pedinamento della realtà e del suo accadere in tempo reale, Mendoza filma con maestria, accavallando situazioni che si concatenano quasi per analogia, senza seguire un determinato percorso narrativo e finisce così con il raccontare una storia d’amore anticonvenzionale, ai limiti del paradossale.
Il tutto muovendosi in simbiosi con i suoi personaggi e con un atteggiamento di vera e propria sfida verso un cinema narrativo, ma anche verso una forma d’arte più astratta, le cui linee guida vengono ulteriormente estremizzate dal regista filippino. Chi lo ama continuerà ad amarlo dopo questa opera; chi non lo sopporta, resterà della propria opinione. Chi scrive sta dalla parte di quest’ultimi. Voto: 4
“La cinquieme saison” è, invece, un film altrettanto anticonvenzionale e per certi versi estremo, ma decisamente più riuscito. Un vero e proprio horror contemporaneo sull’idiozia umana e sulla pericolosa violenza di ogni forma di pregiudizio. Un prodotto visivamente splendido, sempre capace di sorprendere, inventivo e ammaliante, capace di creare immagini indimenticabili e dalla potenza evocativa straordinaria.
A tratti fa capolino il manierismo e l’operazione pare funzionare più di testa che non di pancia, ma ad ogni modo “La cinquieme saison” resta un film convincente e stordente, complesso e ostico ma assolutamente memorabile. Voto: 7,5
Ma oggi a Venezia è stata soprattutto la giornata di Robert Redford che ha portato in Laguna il suo nuovo film da regista, “The Company You Keep”, accompagnato da Shia LaBeouf.
Jim Grant (Redford), un avvocato dei diritti civili e padre single è costretto alla fuga quando un giovene e spavaldo giornalista (LaBeouf) espone pubblicamente la sua vera identità di ex-radicale radicale latitante ricercato per omicidio. Innescando così una caccia all’uomo in tutta la nazione, Grant si mette in viaggio attraverso il paese per riabilitare il suo nome.
“The Company You Keep” riunisce un cast all star composto, oltre che dallo stesso Robert Redford e da Shia LeBouf, dal premio Oscar Susan Sarandon, Julie Christie, Sam Elliott, Brendan Gleeson, Terrence Howard, Richard Jenkins, Anna Kendrick, Brit Marling, Stanley Tucci, Nick Nolte e Chris Cooper.
Redford torna al thriller politico, genere che lo rese celebre da attore negli anni settanta, per la prima volta da regista, ma il suo è uno sguardo sciapo, poco convincente, mosso da nobili intenzioni, a cui non fanno seguito adeguati risultati.
“The Company You Keep” accumula situazioni paradossali e personaggi tagliati con l’accetta per raccontare la storia di un ex idealista che ha cambiato identità per sfuggire dai propri demoni privati che però rimangono solo sullo sfondo e non diventano mai parte integrante del conflitto psicologico che attanaglia il protagonista.
Così come lo scontro tra due generazioni (quella dei 70’s, più attiva e intraprendente, e quella degli anni ’10 del terzo millennio, troppo virtuale e poco sociale) è tratteggiato in maniera schematica e troppo sbrigativa per risultare davvero interessante e convincente. Voto: 5