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“Negr..amando” all’Olimpico di Roma, la band conquista la capitale

16 Luglio, Roma che ormai volge verso sera: le luci si accendono, lo stadio Olimpico accoglie i Negramaro sul loro palco esagonale, a ricordare la loro composizione e l’amicizia che li lega intorno alla musica, progettato per abbracciare il pubblico in una festa per dieci anni di musica vissuti insieme  nei due templi del rock più atipici di sempre. Sono qui in 40mila, provenienti da tutta Italia, per la seconda di due date speciali: dopo quella del 13 Luglio a San Siro, ora la musica è pronta a esplodere nella capitale. Ad aprire il concerto Jack Jaselli, vincitore del Cornetto Summer of Music Tour Negramaro Contest, ideato dalla band insieme a Cornetto e in collaborazione con MTV New Generation, che si esibisce dal vivo presentando brani dell’ultimo EP  “I need the sea because it teaches me“.

I Negramaro sfilano sulla passerella allestita al centro del prato accompagnati dagli strepiti dei fan in delirio, per arrivare al piccolo palco al centro dello stadio con “Estate“, il pezzo d’apertura:  Sangiorgi lascia il microfono al pubblico per le prime due frasi,  lo stadio si infiamma in un mix di voci e in un coro di anime per una platea conscia di tutti i suoi vorrei.  “Il tempo passa e tu non passi mai” recita il testo della canzone, e sembra quasi un inno, una dedica reciproca tra la band e i propri fan.  Segue “L’immenso” – “che è Roma” – grida Sangiorgi al microfono e “Meraviglioso“, l’intramontabile successo di Domenico Modugno rivisitato dalla band, al termine del quale, con la voce di Giuliano all’unisono con tutto lo stadio, si dirige verso il palco vero e proprio per eseguire “Ti è mai successo?“, ed è come sentirsi al centro del mondo.

Negramaro - live all'Olimpico di Roma | © Serena Esposito
Negramaro – live all’Olimpico di Roma | © Serena Esposito

Sugli schermi le sei sfere incandescenti che li rappresentano, per una scenografia che durante tutto il concerto accompagnerà la band canzone dopo canzone, creando ogni volta giochi di luci, forme e colori, con inquadrature a sorpresa che colgono le espressioni della band, per uno spettacolo perfetto.

L’Olimpico continua a saltare su “La Giostra” e “Nuvole e Lenzuola“: su le voci, su le braccia che danzano al cielo. Lo stadio è in delirio, la terra trema.

Con “Via le mani dagli occhi“, fa il suo ingresso sul palco il primo ospite della serata: Marracash, per una commistione tra hip hop e rock che continua in una nuova versione di “Una storia semplice“, che vede sul palco anche Big Fish che dà un tocco di elettronica al brano.

Più volte Giuliano ripeterà di voler continuare fino all’alba a dimostrazione che quando la musica suona così bene entra come forza vitale nelle vene.

Sul palco arrivano gli Gnu Quartet, e improvvisamente l’atmosfera si fa più intima, per “Io non lascio traccia“, lasciata completamente ai fiati del gruppo salentino che viene seguito dalle voci dell’Olimpico, poi “Un passo indietro“, “Solo 3 minuti” e “Cade la pioggia” e ci si ritrova a cantare quelle parole così belle che c’è quasi da commuoversi in uno stadio che sembra dilatato nello spazio e nel tempo, sembra che nulla possa essere altrove.

Un salto nell’ultimo album con “Sei”  – “che ci rappresenta nel numero e nella sostanza” –  e “Sole“, con la Salento Brass Band, durante la quale sono i fan a dar luce a Roma con una miriade di cartelloni gialli puntati sulla band. Con “Gomma piuma” (dedicata alla loro mentore Caterina Caselli), l’unico brano tratto dal primo album del gruppo, si fa un passo indietro sino a tornare alle origini.

Un assolo di Andrea Mariano, tastierista dei Negramaro, introduce “Senza fiato” che apre la strada a  uno dei momenti più attesi del concerto: il duetto con la neomamma Elisa, che si presenta sul palco a piedi nudi e una voce emozionata, emozionante ma incredibilmente a fuoco.  Gli archi dei Gnu Quartet si fondono con le voci degli artisti ed è subito magia. “Basta Così“e “Ti Vorrei Sollevare” (c’è anche un accenno a “Whole Lotta Love” dei Led Zeppelin) portano il concerto alla sua apoteosi: due voci angeliche che si rincorrono, che insieme creano un’armonia incantevole che porta i brividi sulla pelle e sospende l’Olimpico in una emozione di libertà e di amore condivisa. Abbracci continui, scambi di voci, richiami da una parte all’altra del palco: un incontro di anime che, silenziosamente, ha creato un equilibrio nuovo per due realtà artistiche che in questi brani sembrano completarsi a vicenda.

Anticipato da un assolo Lele, il chitarrista della band, si passa poi a “Mentre tutto scorre“, eseguita con i napoletani Capone e Bungt e Bangt alle percussioni, che hanno fatto scatenare tutto lo stadio romano, per arrivare alla più nuova “Voglio molto di più“.

E’ il momento del bis, aperto dal Sangiorgi che passa a sorpresa tra la folla per arrivare sul palco centrale ed eseguire “Ottobre rosso“, dall’ultimo album poi il frontman omaggia il padre scomparso intonando una splendida “Solo per te” in piano e voce, dicendo: “scusate, ma con questo buco di cielo sopra la mia testa, non posso che mostrare il mio egoismo rubandolo a voi e dedicare tutto questo a mio padre. Grazie, papà.” – creando un momento quasi onirico.

Scoppiano poi  “Sing-hiozzo“, “E’ tanto che dormo” e “Parlami d’amore“, anticipata dalla sentita replica al leghista Calderoli e alle sue battute razziste sul ministro Kyenge: “La pelle è una sola, non si ammettono offese. L’Italia ha mille colori, dite a quell’orango che è uno stronzo” grida Giuliano al microfono invitando poi l’Olimpico a “parlare d’amore”. Lo spettacolo termina alle 23.40 circa, con la band salentina che ringrazia tutti riproponendo “Una storia semplice“, brano evocativo per questi dieci anni di carriera straordinari.

In uscita, dalle casse risuona “Meraviglioso”, stavolta nella versione originale di Domenico Modugno, e la band e l’intero stadio si ritrovano a intonare quelle parole, dopo aver vissuto uno di quei momenti di estrema bellezza in cui davvero si è sentito il sapore della vita.

 

A Cura di Serena Esposito e Andrea Del Gaudio 

 

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