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NHL, prosegue il lockout. Ingenti danni economici, interviene Obama

Non si sblocca il lockout NHL: è molto lontano infatti l’accordo tra associazione giocatori e Lega e quindi, dopo la preseason è stato cancellato anche tutto il mese di novembre, periodo in cui avrebbe dovuto prendere il via la stagione regolare.

La situazione pare davvero molto complicata, non sembra esserci una soluzione imminente al blocco del campionato, le contrattazioni si sono interrotte, con accuse reciproche tra proprietari e atleti.

Il numero totale delle partite cancellate è di 326 (quasi 22 gare per squadra e ciò vuol dire cancellazione di un quarto del campionato) e le perdite economiche per la decisione di far sparire un mese dal calendario NHL si possono stimare in 720 milioni di dollari.

Il nodo cruciale è la spartizione degli introiti: i proprietari non sembrano intenzionati a scendere dalle loro posizioni che partono, come nei rinnovi del contratto collettivo di tutte le leghe professionistiche americane, dalla divisione dei proventi al 50%. Fino a questo momento gli utili venivano divisi al 57% in favore dei giocatori ed al 43% per i proprietari, una situazione che le franchigie non sono decise ad accettare. Con la crisi finanziaria sempre alle porte sembra inevitabile arrivare a una soluzione della spartizione paritaria dei proventi ma l’associazione giocatori ha intenzione di dare battaglia per cercare di portare a casa qualcosa di più soprattutto considerato il fatto che è uscita con le ossa rotte dall’ultimo lockout (quello del 2004), concedendo ai proprietari una riduzione dei salari del 24%. La proposta della Lega prevede poi anche altri punti fondamentali che riguardano la lunghezza massima dei contratti (che dovrebbe diventare di cinque anni) e il tetto salariale, il famoso salary cap (che passerebbe progressivamente da un massimo di 59.9 milioni di dollari per la stagione 2012/2013 e a un minimo di 43.9 milioni di dollari nell’ultima stagione dell’accordo collettivo in discussione). Numeri però che al momento non hanno nessuna valenza e sono tutti da rinegoziare, visto che con la cancellazione delle partite di novembre l’offerta del commissioner Gary Bettman e della NHL dovrà per forza essere diversa.

logo NHL

Vista la situazione di incertezza molte stelle dell’hockey su ghiaccio hanno deciso di attraversare l’oceano e di giocare in Europa, così come avvenuto anche lo scorso anno (proprio di questi tempi) nella NBA dove il lockout portò diversi atleti a giocare nel Vecchio Continente fino a quando non fu trovata una soluzione al lockout per far ripartire il campionato. Tra i nomi più importanti ricordiamo quelli di Alex Ovechkin (ora con la Dinamo Mosca), Ilya Kovalchuk (SKA San Pietroburgo), Henrik Zetterberg (EV Zug, in Svizzera), Evgeni Malkin (Metallurg Magnitogorsk nella KHL), Tyler Seguin (EHC Biel) e Pekka Rinne (Dinamo Minsk). L’ultima star in ordine cronologico ad accettare una proposta dell’hockey europeo è Patrick Kane dei Chicago Blackhawks che giocherà nel campionato svizzero con l’EHC Biel.

Ovviamente la situazione è molto delicata, ripensando anche ai precedenti poco incoraggianti: nel 1994/1995 il campionato finì ai primi di gennaio, mentre il torneo della stagione 2004/2005 fu interamente cancellato. Anche il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama è intervenuto sulla spinosa questione in un noto programma televisivo dicendo, in sintesi, di voler ricordare solo una cosa a proprietari e giocatori, che i loro guadagni sono possibili perchè ci sono tanti tifosi che lavorano sodo, comprano i biglietti e guardano la televisione. Il tifoso insomma va sempre rispettato. Chissà che non riesca con questo intervento a sbloccare il lockout NHL, come già successo in passato (proprio lo scorso anno) con la NBA e qualche settimana fa per far ritornare gli arbitri professionisti nella NFL.

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