Luigi Cecinelli, dopo un esordio dietro la macchina da presa poco felice con la pellicola thriller “Visions”, ci riprova cambiando totalmente genere con “Niente può fermarci”, immergendosi in un road movie giovanile che strizza l’occhio al catastrofismo di “Una notte da Leoni”, la ricerca di una maturità sessuale alla “American Pie” e le tematiche giovanili e di gruppo di “Che ne sarà di noi”.
Trama
Augusto, Mattia, Leonardo e Guglielmo si trovano a Clinica Villa Angelika in procinto di passare una estate nella quale dovranno affrontare e combattere i loro disturbi. Il primo è vittima del web, è un dipendente da intenet, il secondo è narcolettico, il terzo ha paura del contatto fisico ed è ossessionato dall’igiene mentre l’ultimo (il personaggio più riuscito) si trova a dover vincere l’imbarazzo provocato dalla Sindrome di Tourette che lo rende protagonista di involontari ed imbarazzanti siparietti. Deboli da soli, forti insieme, i quattro decidono di rubare un auto e partire alla volta di Ibiza per vivere un’estate come quella dei loro coetanei.
Giudizio sul film
L’originalità del canovaccio rende più accettabile lo sviluppo del film che racconta un viaggio di gruppo reso più complicato dalla impossibilità, per i protagonisti, di sentirsi uguali agli altri ma, allo stesso tempo, e seppur con patologie diverse, terribilmente uguali tra loro. Ovviamente inserendo una componente “forte” all’interno della commedia teen si prova a distinguersi dalla massa cinematografica di genere ma ugualmente ci si espone a un giudizio severo là dove la disabilità non è funzionale al contesto, non viene mai debitamente analizzata e se escludiamo il caso Leonardo, e la sua sindrome di Tourette, diviene difficilmente anche argomento sdrammatizzante.
I quattro giovani, interpretati da Emanuele Propizio, Federico Costantini, Vincenzo Alfieri e Guglielmo Amendola, vincono il confronto a distanza con i loro genitori, un quartetto piuttosto blando formato da Serena Autieri, Massimo Ghini, Gianmarco Tognazzi e Paolo Calabresi che poco, se escludiamo quest’ultimo, danno al film, così come lo stesso Gerard Depardieu che poteva – e doveva – essere un valore aggiunto o Carolina Crescentini nel ruolo di una nota Dj. Sicuramente più interessanti i ruoli ricoperti da Lucia Ocone, nei panni di una sexy infermiera e da Maria Chiara Augenti (“Ricordati di Me”), che qui interpreta Regina, una ragazza in fuga da una storia d’amore finita male.
Pur partendo da una base originale (anche se possiamo ricordare che disabilità e viaggio erano già stati portati sul grande schermo da Neri Parenti nel suo “Infelici e contenti”) il film accusa diverse battute a vuoto lasciandosi preferire proprio quando si allontana dai problemi dei protagonisti e si lascia cullare dalla “movida” giovanile.
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