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Noi siamo infinito: la recensione

1991. Charlie (Logan Lerman) è un ragazzo molto intelligente, ma allo stesso tempo timido e insicuro, che osserva il mondo intorno a sé tenendosi in disparte. Un giorno due carismatici ragazzi dell’ultimo anno, la bella Sam (Emma Watson) e il suo impavido fratellastro Patrick (Ezra Miller), lo prendono sotto la loro ala protettrice accompagnandolo verso nuove amicizie, il primo amore, il primo bacio, le prime feste, le rappresentazioni del “Rocky Horror Picture Show” e la ricerca della colonna sonora perfetta della loro vita. Allo stesso tempo, Charlie è introdotto al mondo della letteratura dal suo professore di inglese, il signor Anderson (Paul Rudd), facendo nascere nel ragazzo il sogno di diventare scrittore.

Tuttavia, nonostante la felicità raggiunta, il dolore del suo passato, segnato dal recente suicidio del migliore amico Michael e dall’accidentale morte della zia, tormenta ancora Charlie e rischia di vanificare il nuovo equilibrio raggiunto.

Stephen Chbosky adatta per il grande schermo il suo romanzo epistolare “The Perks of Being a Wallflower” (edito in Italia con il titolo “Ragazzo da parete”), confezionando un’opera sentita e sincera, capace di raccontare le difficoltà dell’età adolescenziale e della ricerca di un posto nel mondo con tono garbato e coinvolgente. Un mood dolceamaro pervade tutto il film, capace di restituire una malinconica nostalgia per quella fase di transizione che è l’adolescenza, raccontata senza risparmiarne gioie e dolori, contraddizioni e difficoltà.

I tre protagonisti di Noi siamo infinito
I tre protagonisti di Noi siamo infinito

La carta vincente di “Noi siamo infinito”, però, risiede nella leggiadra semplicità con cui Chbosky (sceneggiatore e regista) sa tratteggiare i rapporti interpersonali tra i tre protagonisti, l’ondivaga e pur costante intimità che li lega, l’affettività e la complicità che solo tre “giocattoli guasti” come Charlie, Sam e Patrick possono vivere a pieno. L’esistenza di tutti e tre ragazzi è stata, infatti, segnata da eventi più grandi di loro che hanno lasciando lividi sottopelle, non del tutto guariti, ma al tempo stesso hanno contribuito a rafforzarne il carattere, mettendo a nudo delle fragilità da accettare come parte integrante di sé stessi.

“Noi siamo infinito” è un racconto di formazione e di apertura al mondo. Charlie si autodefinisce “ragazzo da parete”, ovvero un individuo trasparente, destinato a passare costantemente inosservato e spettatore passivo del grande spettacolo della quotidianità. L’incontro con Sam e Patrick l’aiuterà a superare il suo stallo esistenziale, a relazionarsi con gli altri, a superare parte delle sue paure ma anche a prendere atto di non essere solo e di poter riscontrare anche nei suoi amici le sue stesse inquietudini e insicurezze, seppure declinate nei modi più disparati.

Divertente e commovente in egual misura, “Noi siamo infinito” risente, soprattutto nella parte centrale, della mano poco esperta del suo regista e sceneggiatore. Chbosky sembra fin troppo innamorato dei suoi personaggi e della sua storia, ragion per cui alcuni passaggi narrativi girano a vuoto: si tratta in ogni caso di peccati veniali, compensati dalla solida e impeccabile direzione degli attori, altro valore aggiunto del film.

Emma Watson e Logan Lerman in una scena di Noi siamo infinito
Emma Watson e Logan Lerman in una scena di Noi siamo infinito

Emma Watson si emancipa definitivamente dalla maschera di Hermione Granger, regalando un personaggio dolce e sfaccettato, cui l’attrice riesce a donare giusto carisma e delicatezza. Notevole anche l’apporto di un camaleontico Ezra Miller (sempre più bravo) e di un sorprendente Logan Lerman, protagonista con cui è impossibile non entrare in empatia.

Da segnalare anche la straordinaria colonna sonora (da David Bowie agli Smiths, dai Sonic Youth agli Air Supply, passando per Joey Ramone) che accompagna uno dei teen movie più intelligenti e toccanti degli ultimi anni.

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