Nel secondo capitolo Charlotte Gainsbourg diventa protagonista “attiva” e ci racconta, attraverso le parole e le immagini, la sua turbolenta educazione sentimentale.
Joe è cresciuta e Seligman continua ad ascoltarla impreziosendo la scabrosa realtà sessuale della protagonista con puntuali e colte citazioni. Già nel primo capitolo la perdità della verginità della donna era stata messa in parallelo con una buffa e meccanica sovrimpressione che ricordava la serie di Fibonacci, mentre in “Nymphomaniac Volume 2″ fa capolino una sbrigativa ma efficace ricostruzione sulle origini e la divisione della chiesa in Romana Cattolica e ortodossa. Non si sfocia nella blasfemia, chiariamo, anche se non potremmo meravigliarci considerata l’abilità di Von Trier di ergersi come provocatore, il più delle volte intelligente, e, soprattutto, la straordinaria abilità del regista danese che non si limita alla settima arte ma utilizza quest’ultima come un mezzo per fornirci opinioni universali.
Joe, dicevamo, è cresciuta e ha avuto un erede da Jerome – quello dei Fibonacci – ma ironicamente la loro vita sessuale non funziona ed è per questo che sarà proprio Jerome a consigliare alla compagna di provare nuove esperienze sessuali con altri uomini. Una richiesta che verrà esaudita immediatamente, sebbene non in maniera convenzionale. Joe, infatti, dopo una breve parentesi africana – una delle scene più divertenti del film, con due iperdotati attori di colore impegnati nello scegliere la posizione ideale per una threesome – finirà inghiottita in un vortice sadomasochistico che metterà a repentaglio la sua stessa famiglia in una messa in scena che ci rimanda con la memoria all’agghiacciante prologo di Antichrist.
Rispetto al Volume 1, fin troppo pudico, la visione diventa meno sostenibile, per la violenza gratuita- ed erotica – alla quale viene sottoposta Joe, per la disgegazione di un nucleo famigliare, già comunque in bilico, e per un excursus nel mondo della pedofilia che sarebbe un istinto ben più pronunciato di quanto possa realmente sembrare e che, semplicemente, viene represso dalla maggior parte del genere umano.
Eccessivo, disturbante e con un colpo di scena finale che promette di far discutere. Un po’ come accade, da sempre, con il cinema di Lars Von Trier.