Sono passati sedici anni da quel 4 giugno 1994 in cui, a causa di un attacco cardiaco, se ne andava una delle figure più importanti del cinema italiano, Massimo Troisi. L’attore napoletano è ancora tra i più amati di sempre per la particolarità del suo personaggio, la sua ingenuità e spontaneità. A lui oggi sono dedicati un museo ed è stato istituito un premio in sua memoria, a San Giorgio a Cremano. Massimo Troisi ha iniziato la sua carriera dal teatro parrocchiale della chiesa di Sant’Anna, nel 1969, con gli storici amici di infanzia Lello Arena, Nico Mucci e Valeria Pezza. Nel 1976 il gruppo, ormai diventato un trio composto da Troisi, Arena e Enzo Decaro, prende il nome de “La Smorfia“, ottenendo un notevole successo anche a livello nazionale. Ricordiamo il celebre sketch dell’Annunciazione, insieme a quello dell’Arca di Noè e molti altri. Troisi dal teatro è passato alla tv, finendo con il diventare sceneggiatore, regista, ma soprattutto un grande attore. I film per i quali viene maggiormente ricordato sono “Ricomincio da tre“, che segna anche il suo esordio cinematografico, nel 1981. Con questa pellicola Troisi ottiene ben due Nastri d’Argento e due David di Donatello. A questo seguono lo speciale televisivo “Che fai, ridi?“, dedicato ai comici italiani, e “Morto Troisi, viva Troisi!“, mediometraggio realizzato con Anna Pavignano e Lello Arena in cui troviamo anche Roberto Benigni, Renzo Arbore, Carlo Verdone, Marco Messeri. Un altro enorme successo arriva nel 1984 insieme a Roberto Benigni in “Non ci resta che piangere“, segue nel 1987 “Le vie del signore sono finite” ed i film con Ettore Scola e Marcello Mastroianni (Splendor, Che ora è?, Il viaggio di capitan Fracassa) e nel 1991 “Pensavo fosse amore, invece era un calesse“, con Francesca Neri e Marco Messeri. L’ultimo (capo)lavoro di Troisi è del 1994,ed è ovviamente “Il Postino” per il quale ottiene cinque candidature all’Oscar, ma solamente due anni dopo la sua morte. “Il Postino” è diretto da Michael Redford ed è ispirato a “Il postino di Neruda” di Antonio Skàrmeta, Massimo Troisi riesce a portare a termine il lavoro con enorme fatica. I problemi di cuore che lo affliggevano fin dall’infanzia, lo costringono a sottoporsi ad un nuovo intervento chirurgico ma, seppure stremato, Troisi decide di rimandare l’intervento, talvolta si fa sostituire da una controfigura e muore solamente dodici ore dopo la fine delle riprese. Lo ricordiamo, ancora una volta, con una delle scene del suo ultimo film. [jwplayer mediaid=”37059″]