Lasciate ogni speranza voi ch’entrate, queste parole avvertirono Dante nel suo viaggio infernale, ma andrebbero bene anche per avvisare gli ignari spettatori che si recheranno al cinema per vedere il terzo episodio di Paranormal Activity. Tutto ebbe inizio nel 2007 quando Oren Peli utilizzò la propria abitazione per inscenare un falso documentario dal budget ridotto (circa quindicimila dollari) che incasso più di cento milioni in tutto il mondo. Il successo – economico – del film ha suggerito di “svelare” le origini della storia con un prequel firmato Todd Williams. Ma evidentemente ancora non bastava ed ecco che arriva sugli schermi il prequel del prequel, con ambientazione da fine anni ottanta.
Sinossi del film
“Paranormal Activity 3”, diretto da Ariel Schulman e Henry Joost, racconta della “turbolenta” infanzia delle due piccole protagoniste Katie e Kristi che nel 1988 vivono in casa con la madre e con il compagno di lei, Dennis. La quiete famigliare viene meno quando si vengono a verificare strani e inquietanti avvenimenti. Per far luce sul “mistero” Dennis decide di riprendere con delle telecamere alcune stanze della casa e i movimenti “sospetti” delle bambine. Kristi, la più piccola delle due, come ogni bimba della sua età è molto curiosa, gioca, si diverte e ha un amico immaginario. Peccato che quest’ultimo non sia poi così “amichevole”.
Prequel
In realtà possiamo parlare di prequel del prequel; questa saga, infatti, cammina affannosamente all’indietro, batte terreni alternativi quasi volesse continuare a vivere, nonostante tutto. Svelare il mito dalle origini, dare un valore alla storia, arricchire il personaggio di nuove sfumature, sono tutte caratteristiche che il cinema horror, negli ultimi anni, sta sviluppando con forza. Pensate a Freddy Krueger, a Michael Myers ma anche , ed usciamo al volo dal genere, al “Batman” di Nolan. Quando si riscontra una certa fedeltà nel pubblico si cerca di “regalargli” nuove informazioni in modo che si instauri una sorta di empatia “controllata” tra spettatore e personaggio e/o film. Anche in “Paranormal Activity 3” è questo l’obiettivo: farci conoscere le due sorelline dall’infanzia, per capire come mai siano seguite e tormentate da entità demoniache. Il problema è che proprio non riusciamo ad “affezionarci” a loro, cinematograficamente parlando. Ci dispiace, sì ma non per questo ci sentiamo costretti a sorbirci, a ritroso, la loro vita. Ecco, quella empatia a cui accennavo prima: si realizza in noi “obbligati” alla loro presenza, costretti, ancora una volta, al dover assistere a queste presenze demoniache di un film dell’orrore che di terrorizzante non ha proprio nulla. Avevamo davvero bisogno di questo “prequel”?
Giudizio sul film
Davvero negativo. Lo ammettiamo, per onestà, non siamo grandi fan di questa saga horror (ma siamo poi sicuri che in questo genere vada classificato “Paranormal Activity”?) e se per il primo episodio di Peli potevamo ancora essere generosi ora non possiamo davvero più. Da un’idea innovativa e perseguita con scarsi mezzi nacque un mockumentary “sufficiente” che in realtà divise e molto gli spettatori. Chi ne uscì terrorizzato e chi rimpiangeva i soldi del biglietto. Noi ci siamo collocati in una via di mezzo, apprezzando alcune idee ma bocciandone altre. Che fosse inevitabile un sequel lo sappiamo bene, il film raggiunse degli incassi insperati e, soprattutto, aveva un “the end” decisamente aperto, come se in realtà da subito ci fosse l’idea di andare avanti. Così è stato ma si è intrapreso un percorso tortuoso, all’indietro, che ci ha portato diretti fino al 1988. Il vero problema è che non ci sono novità, lo stile del film è il medesimo: soggettive, “avvenimenti” notturni, telecamere che riprendono “movimenti sospetti” personaggi noiosi e finale scontato. Ci sono tutti gli ingredienti per entrare nella lista dei peggiori mockumentary mai realizzati. Siamo quasi tentati dallo svelarvi il finale, in un disperato tentativo di fermarvi: non entrate in quella sala cinematografica, non ci sarà nessun Virgilio a tenervi la mano. Passereste circa 80 minuti tra sbadigli vari aspettando che qualcosa succeda. Eh sì, in effetti, è lecito pensarlo, siamo giunti al terzo film, qualcosa di nuovo dovrà pur esserci. Niente di più sbagliato, sarete costretti a destreggiarvi tra i classici fuori campo che hanno reso famosa la – ormai – trilogia, telecamere montate all’interno di ventilatori (“brillante” idea di Dennis), momenti di noia interminabile (soprattutto all’inizio del film) per una pellicola che non decolla mai veramente. Nel finale scopriamo qualcosa sul “demone”, che non è apparso alle due ragazze casualmente. La speranza è che possa ritornare da dove è venuto, in modo che Katie e Kristi e noi spettatori possiamo finalmente dormire sonni tranquilli.
Commenti finali
Quando si parla di opere cinematografiche non bisogna partire prevenuti, si tratta di arte e ogni pellicola gode di dignità propria e porta un contributo (a volte minimo) a questo mondo di finzione che tanto ci appassiona. Quando assisti a “Paranormal Activity 3”, invece, hai come una sensazione di vuoto perché questi ottanta – interminabili – minuti non ti lasciano nulla. Non ti meravigliano, non ti agitano, non ti terrorizzano ed è quest’ultimo il giudizio peggiore per un film “dell’ orrore”. Quello che veramente ci mette paura è il pensiero che la saga non sia finita qui. Ricordiamo che il primo Paranormal Activity è da considerare, temporalmente, come il vero terzo episodio e il rischio che si possa proseguire con il quarto capitolo di queste attività paranormali è alto. Sempre che il demone non faccia il suo dovere.
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