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Penso quindi gioco: in uscita l’autobiografia di Pirlo

Da “Cogito ergo sum” di Cartesio a “Penso quindi gioco” di Andrea Pirlo: il parallelismo è, ovviamente, ardito ma la prima autobiografia del “geometra” bianconero è, di certo, un interessante spunto, soprattutto considerando l’accento posto sul “pensiero”, da colui che è il cervello del centrocampo della Juventus e della Nazionale. Il libro è stato scritto a quattro mani con il giornalista di Sky Sport Alessandro Alciato, sarà in uscita il prossimo 30 Aprile ed edito da Mondadori e, stando ad alcune anticipazioni pubblicate in anteprima dalla Gazzetta dello Sport, si preannuncia come un vero e proprio “viaggio” attraverso i lunghi e gloriosi anni della carriera di Andrea Pirlo, passando in rassegna le tappe più importanti e significative tra cui, ovviamente, l’addio al Milan con tanto di “rottamazione”. Uno strappo che il numero 21 della Juventus non ha mai digerito, e che nel suo “Penso quindi gioco” racconta con ironia, focalizzando l’attenzione su un personaggio-chiave dell’episodio, ossia Adriano Galliani che Pirlo soprannomina “mister Bic”, perchè – in concomitanza con il suo addio al Milan – gli regalò una penna. Ovviamente non una Bic, ma una pregiata Cartier “luccicante, pesante, con inchiostro banalmente blu e con lo stemma del Milan, ma pur sempre una penna”, raccomandandosi pure di non adoperarla nel firmare il contratto con la Juventus.

Pirlo pubblica la sua autobiografia | ©  AFP/Getty Images
Pirlo pubblica la sua autobiografia | © AFP/Getty Images

Come regalo d’addio mi sarei aspettato di più – scrive Pirlo – ma da quello “strappo” dopo dieci anni di militanza in rossonero ha saputo cogliere il lato positivo, ossia scongiurare il rischio di annoiarsi nella routine rossonera e perciò “a quell’ultimo incontro ero dispiaciuto, ma il giusto. Come me Galliani”. Un divorzio consumato in fretta, poco più di mezz’ora di tempo per gli ultimi saluti e le motivazioni di circostanza tanto stridenti quanto inaccettabili con le convinzioni profonde di Andrea Pirlo e che, poi, il campo ha smentito clamorosamente. Allegri riteneva che, ormai, non potesse dare più il massimo giocando davanti alla difesa ed avrebbe voluto spostarlo a sinistra: Pirlo, però, era di ben altro avviso. Il Milan, inoltre, aveva cambiato la sua politica societaria ed agli over-30 proponeva solo rinnovi contrattuali annuali, una situazione totalmente differente rispetto al precedente contratto firmato in rossonero, un quinquennale in bianco per strapparlo alle grinfie del Real Madrid di Fabio Capello.

Due condizioni che, unite a qualche frecciatina inappropriata “anche con te in tribuna abbiamo vinto lo scudetto” hanno fatto scattare l’orgoglio del campione che,dopo aver pensato e ripensato al da farsi, si è tuffato a tutto tondo nel progetto Juventus, lasciandosi alle spalle quelle premesse del Milan che volevano farlo sentire “bollito” e scartando le alternative Inter e Roma, anche perchè la Juventus gli offrì un triennale, mettendolo al centro del progetto nascente.

Per innamorarsi del progetto Juventus di Antonio Conte è bastato un discorso, nel primo giorno di ritiro a Bardonecchia: si è presentato alla squadra con parole semplici e dirette che lasciavano trapelare “il veleno addosso”, e soffermandosi a descriverne non solo la proverbiale grinta, la determinazione ed il carisma, ma anche la maniacalità nel lavoro tattico e nel preparare ogni minimo dettaglio, ogni movimento in campo, “fino alla nausea”.

Un aspetto che, dal di dentro dello spogliatoio bianconero, nell’intervallo tra i due tempi può rivelarsi davvero pericoloso per l’incolumità dei calciatori. In tal senso, con divertente ironia, Andrea Pirlo sottolinea quello che è stato l’unico errore della sua esperienza juventina, ossia il fatto di aver scelto il posto di fianco a Buffon nello spogliatoio, “esattamente davanti alla porta d’ingresso, laddove durante l’intervallo (anche se la Juventus sta vincendo) Conte lancia contro il muro tutto quello che trova, quasi sempre delle bottiglie di plastica piene d’acqua, frizzante”.

Penso quindi gioco e, finora, la scelta di Andrea Pirlo, per la sua “seconda vita”, si è rivelata vincente.

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