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Project X – Una festa che spacca: la recensione

Nima Nourizadeh, alla sua prima dietro la macchina da presa, confeziona una commedia esplosiva, prodotta da Todd Phillips (“Starsky e Hutch”, “Una notte da leoni”) e interpretata da Thomas Mann (Thomas), Dax Flame (Dax), Jonathan Daniel Brown (JB), Oliver Cooper (Costa) e Kirby Bliss Blantom (Kirby).

Thomas, Costa e JB sono tre ragazzi non proprio popolari e decisi a ribaltare il proprio status. L’occasione arriva grazie alla assenza per il week end dei genitori di Thomas che lasceranno a disposizione del ragazzo una lussuosa villa in zona residenziale con tanto di “appetibile” piscina. Lo scontato canovaccio impone che i tre organizzino una festa, di quelle classiche con tanto di alcol, belle donne in bikini e, purtroppo, droghe libere. Nonostante il pessimismo iniziale, il party si trasforma in un incredibile incontro di massa con una vera e propria orda di giovani che prenderanno d’assedio la casa con conseguenze indimenticabili per i tre giovani organizzatori e per il vicinato.

Project X - Una festa che spacca

Il film

“Project X” rappresenta una rivoluzione nelle pellicole liceali/universitarie americane che tanto hanno spopolato anche da noi. Dimenticate il “Porky’s” di Bob Clark, l’“American Pie” dei fratelli Weitz e “Road Trip” dello stesso Phillips. “Project X” è veramente una “festa che spacca”, e si propone come portavoce di un  possibile nuovo genere che miscela sapientemente le mappe classiche della commedia scolastica statunitense con l’escamotage del mockumentary e annesso found footage. “Project X” è infatti realizzato seguendo le linee guida del falso documentario che, dopo aver fatto la fortuna del cinema di genere horror, sta cercando di infiltrarsi in nuovi e inesplorati generi.

Il prologo del film è interamente dedicato ai preparativi della festa tra insicurezze e paure, tipiche di tre giovani che cercano, tramite l’organizzazione di un evento, di ottenere una certa notorietà tra i compagni di scuola. Gli ingredienti per il successo ci sono tutti: alcol a fiumi, una avvolgente piscina con tanto di astuto cartello (only naked girl) e martellante musica di sottofondo. Ecco il primo sbandamento: alternando una regia da videoclip a una esposizione continua di corpi seminudi, l’esordiente Nourizadeh sembra volersi attenere a un copione visto e stravisto con la pellicola che stenta pericolosamente a decollare, risultando a  tratti assai noioisa. Fortunamente il giovane regista inglese sembra ritrovare immediatamente la retta via, rinunciando a una trasposizione vietata ai minori, tralasciando il lato erotico e concentrandosi su uno sviluppo della storia assolutamente originale che si fregia di numerosi colpi di scena che ricordano l’abile messa in scena di “Una notte da leoni”.

Sotto l’effetto di alcol e stupefacenti i protagonisti della pellicola e i più di 1500 ospiti della villa, daranno vita  a una assurda rivoluzione culturale basata su una voglia di libertà a tratti paradossale con una vera e propria resistenza alle forze dell’ordine, intervenute a causa delle numerose segnalazione dei vicini. Proprio l’intervento della polizia sancirà la fine della trasposizione ludica e godereccia e trasformerà la pellicola in un vivace falso documentario che si muove sul sentiero già tracciato, recentemente, da “Chronicle” con una soggettiva costante e volutamente disordinata.

Commenti finali

Volendo rappresentare la pellicola seguendo la filosofia  del found footage, Nourizadeh realizza una pellicola senza stacchi non cedendo né alla censura né a facili compromessi rappresentando un party decisamente realistico (soprattutto nella prima parte) e presentandoci una generazione che per raggiungere e superare il limite deve necessariamente ricorrere ad espedienti “stupefacenti”.

Eccessivo, ma originale.

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