E’ sbarcato proprio oggi nelle nostre sale “Qualunquemente“, ennesima commedia made in Italy diretta da Giulio Manfredonia, che porta sul grande schermo l’ormai celebre personaggio interpretato da Antonio Albanese, Cetto La Qualunque. A differenza delle altre pellicole, però, “Qualunquemente” ha qualcosa in più. A parte la comicità, il film lascia tanta amarezza e consapevolezza su quella che è la situazione attuale della politica italiana. Nonostante il personaggio sia un politico calabrese, il “male” si estende all’Italia intera, checché ne dicano i negazionisti.
La trama prevede il ritorno del nostro politico, dopo vari anni trascorsi all’estero, nel piccolo paese Marina di Sopra, dove ad attenderlo ci sono la famiglia (quella di prima) e gli amici di sempre, pronti a proporgli la candidatura come sindaco del paese. Cetto La Qualunque si ritrova quindi ad avere come rivale “quel bastaso” di De Santis (Salvatore Cantalupo), mentre il tenente Cavallaro (Antonio Gerardi) gli sta col fiato sul collo. Per la campagna elettorale, basata interamente sull’ormai collaudato concetto del “cchiù pilu pe tutti” e “fatti i cazzi toi”, viene assunto il “pentito” Gennaro Salerno (Sergio Rubini). Cetto vede quindi giungere il giorno del trionfo e potrà finalmente realizzare i suoi sogni di illegalità e di pilu in ogni dove. La mimica di Antonio Albanese, come al solito, è sorprendente e convincente ed è appoggiata dalla bravura dell’acclamato Sergio Rubini, questa volta nei panni di un barese che rinnega le sue origini e si converte in un milanese zen, con qualche attacco di “pugliesità”. Diamo anche un’occhiata al figlio anomalo di Cetto, che ricorda non troppo vagamente un certo Renzo Bossi; saranno gli occhiali e il capello o l’aria da intellettuale sempre attento e concentrato? Tutto intorno un cast di devoti sostenitori del PDP che, con accento non sempre azzeccato, contribuiscono a dare un tono surreale e strampalato a questa commedia che più drammatica di così non si può.
Da buona terrona trapiantata al nord, ritengo che “Qualunquemente” vada visto assolutamente in sala ed in presenza di un pubblico “regionalmente variegato“, tanto per testare le varie reazioni che suscita. Per un meridionale, per quanto comica, la botta è più dura da digerire, nonostante tutto. Per chi non vive nella realtà di Cetto La Qualunque, il discorso cambia: il film appare solamente come un racconto surreale. Se il Sud è quello della mazzetta, della corruzione, dell’ostentazione, il Nord è solo apparentemente diverso, ma tutto questo accade ovunque. Diciamo che al Sud, come dimostra il film, siamo solo più colorati, c’è un modo più teatrale di dire e di fare. Dopotutto Antonio Albanese non ha inventato nulla, quella che racconta è la pura realtà. La cosa più esagerata, e neanche tanto, che si può riscontrare in tutto il film, sono gli abbinamenti nel vestiario, ma su tutto il resto non c’è nulla che stupisca e nulla che non sia realmente accaduto o che non stia accadendo nel momento esatto in cui ne stiamo parlando. Se qualcuno pensa ancora che “Qualunquemente” sia un film privo di morale, si sta sbagliando. Antonio Albanese ci pone di fronte ad una realtà cruda, ma pur sempre innegabile. Ridere, si ride, ma ci sarebbe da piangere se si prende davvero coscienza di tutto questo. Si raggiunge il vero e proprio paradosso: stiamo ridendo della realtà che ci circonda, ci rendiamo conto della nefandezza dei gesti di questo personaggio, eppure ci attrae. I sondaggi dicono che il 9 % degli italiani voterebbe il Partito du Pilu se ci fosse davvero e tra i commenti in sala si sente più d’una volta dire “Se ci fosse, lo voterei”, ma il problema è che lo abbiamo già fatto. Il problema è che le prostitute (smettiamola di chiamarle escort) e la corruzione finiscono quotidianamente sulle pagine di cronaca, non riusciamo nemmeno più a provare disgusto e non ci rendiamo conto di essere attratti da un personaggio del genere. Cetto La Qualunque è lo specchio della politica italiana, di un governo che dovrebbe cadere e frantumarsi in mille pezzi e tuttavia rimane in piedi, proprio per quel “Se ci fosse lo voterei”, proprio perché c’è, e viene eletto. Ogni sacrosanto giorno.