E’ uscito “Apologia del calore“, il nuovo album dei Quarzomadera, band di Monza/ Milano di stoner rock.
I Quarzomadera nascono nel 2000 grazie all’unione delle forze tra Davide Sar (voce-chitarra-bass and keyboards programming) e Tony Centorrino (batteria-percussioni): dopo tre anni stampano il mini CD “Lunica” mentre nel 2006 esce il primo album “Cardio & Psiche” per l’etichetta Videoradio/Linea Alternativa, promozionato dal singolo “Inverno”. La band continua a macinare musica e concerti e nel 2009 viene pubblicato il secondo disco del gruppo, “Orbite“, con ospiti Luca Urbani (Soerba, Garbo, Fluon), Stefano Floriello (Rapsodia) e David Flores e dal quale vengono estratti i video singoli “Agrodolce” e “TV ipnosi”. Dopo esattamente altri tre anni, nel novembre 2012, sempre per Videoradio/Linea Alternativa, esce il terzo disco “L’impatto“, preceduto dai singoli “Le cose che non trovi” e “La ballata dei pregiudizi”, seguiti poi da “La soluzione”, “Rimedi e speranze“ e “Nebula“: anche in questo disco c’è la collaborazione di Luca Urbani (archi e tastiere aggiuntive) insieme a Simona Pozzi (cori, già ospite nei live della band dal 2010) ed Erika Zanotti (flauto nel brano Spore). Dopo quasi tre anni di silenzio i Quarzomadera sono pronti a tornare sulla scena e il 30 maggio del 2016 pubblicano il nuovo lavoro “Apologia del calore” che segna il passaggio della band alla label Discipline di Garbo e Luca Urbani.
Registrato e mixato lo scorso febbraio al Frequenze Studio di Monza, rispetto ai lavori precedenti questo è un disco decisamente orientato verso l’alternative rock di matrice stoner con testi rigorosamente in italiano e viene lanciato dai singoli/videoclip “Nel nucleo” e “Al veleno“. La band è sempre composta da Davide Sar (voce, chitarra, bass & keyboards programming) e Tony Centorrino (batteria, percussioni) e per questo lavoro si è avvalsa della collaborazione col tecnico del suono/musicista Andrea Jim Ravasio mentre l’artwork è stato curato da Gaetano Majorano e realizzato da Shiva Project. Per presentare il disco il duo lombardo ha scelto il singolo/videoclip “Nel nucleo”: “Il tema del brano è l’esigenza di riappropriarsi o ribadire le proprie origini, le proprie radici, le proprie idee e convinzioni quando qualcuno cerca invece di convincerti del contrario per interessi propri, gettandoti fumo negli occhi e proponendoti percorsi diversi che vanno contro la tua natura e le tue attitudini.”
Il disco, composto da otto brani per quasi 39 minuti di musica, si apre proprio con il singolo “Nel nucleo“, interessante progetto sotto il punto di vista del bridge ma che cade nel momento del confronto tra cantato e musica, tranne riprendersi nel ritornello e nel bridge. Con “Giochi per dimenticare” viene in mente “Giocattoli” dei Bud Spencer Blues Explosion sia per tematica che per struttura della canzone, fatte le dovute eccezioni e differenze. Con “Il gregge” facciamo un salto negli anni Settanta grazie all’organo hammond e alla struttura molto hard rock della canzone, dalle liriche scarne e ben precise e che preferisce affermarsi con la musica. La prima quaterna del disco si chiude con il secondo singolo “Al veleno“, introdotta dalle tastiere e che subito si introduce nel filone del disco anche se la canzone presenta un interessante bridge elettronico verso la metà del pezzo.
La seconda quaterna del disco si apre con “Era loop“, pezzo che richiama alla mente i Timoria di “1999” e che non stanca nonostante sia la seconda canzone più lunga del disco: dopo la citazione involontaria passiamo a quella conscia, ovvero la prima cover su disco dei Quarzomadera “Amico di ieri”, singolo de Le Orme datato 1975 qui in una versione alternativa all’originale con cui il gruppo vuole evidenziare il legame con il rock progressivo e la psichedelìa del passato. Con “Leggimi nel pensiero” il gruppo fa un ritorno alle origini e si riappropria del suono che l’ha resa famosa, accantonando per un attimo lo stoner rock e ritornando piacevolmente alle origini ed anche se nel finale irrompono le chitarre lo fanno con garbo e oculatezza, senza strafare. Il disco si chiude con “Astri (nascita, vita, morte)“, il pezzo più lungo del disco e un brano dal sapore chiaramente progressivo, un lunghissimo strumentale dall’inizio duro e dall’incedere pesante fino alla parte finale più melodica e accondiscendente, come a chiudere l’album in bellezza.
“Apologia del calore” segna la chiusura di un cammino ideale iniziato con “Cardio & Psyche” nel 2006 e durato quattro album ma segna anche la chiusura di un certo stile di musica per i Quarzomadera. I fan della prima ora si troveranno per le mani un disco di stoner rock che non è nemmeno lontano parente dei lavori precedenti e che dei Quarzomadera conserva solo il nome: se da un lato questa è un’operazione coraggiosa, dall’altro lato non sempre il coraggio paga. Il disco stenta moltissimo all’inizio e si riprende solo nel finale, paradossalmente quando la band abbandona momentaneamente lo stoner rock per abbracciare percorsi musicali più morbidi e tendenti al prog rock (“Amico di ieri”) oppure per fare un tuffo nel passato (“Leggimi nel pensiero”): il duo milanese si lancia in avanti ma il risultato finale non paga i loro sforzi, mostrando più di una incertezza e di un tentennamento soprattutto a livello vocale. Forse è il caso di ripartire dalla fine del disco per ricostruire un cammino che aveva portato i Quarzomadera tanto lontano.