C’era una volta il west, lo sappiamo un po’ tutti, ma così non avevamo mai osato immaginarlo. “Rango“, il nuovissimo lavoro di Gore Verbinski e di buona parte del caro vecchio cast che portò agli onori della gloria la trilogia dei Pirati dei Caraibi, è fatto apposta per entrare nelle sale e, più di quanto possa esser stato detto fino ad ora, attirare davvero un pubblico più adulto alla visione di un cartoon, anche per via di doppi sensi un po’ troppo sfacciati o di battute al chili. Viene stranamente evitata la tecnologia 3D, ma non si fa mancare proprio niente, dalla commedia all’ azione, proprio così come annunciato in uno dei vari trailer.
Il film prende il nome dal personaggio interpretato da Johnny Depp, un imbranatissimo camaleonte che conduce la sua vita all’ interno di un terrario, quasi come la solita lucertola domestica, non fosse per la sua attitudine ad inventarsi e impersonare delle storie con tutto ciò che vi sia a fargli da compagnia, nonché il busto di una Barbie, un pesce rosso finto ed una palma di plastica. Il destino non si fa però attendere, basta infatti una frenata e il nostro rettile schizza via dalla macchina su cui viaggiava, iniziando a fare conoscenza con il mondo esterno in modo piuttosto brusco ed affrontando la sua nuova avventura con i suoi metodi a dir poco bizzarri (da questo punto di vista Rango risente molto l’ aura di Capitan Jack Sparrow) se non addirittura efficaci. Iniziato da poco il suo cammino nell’ arido deserto del Nevada, si imbatte in un qualcosa che non aveva mai visto prima e che, ovviamente, gli cambierà la vita: un’ altra lucertola, per giunta donna e, come se non bastasse, anche un po’ matta. Il suo nome è Borlotta (Isla Fisher, la maniaca degli acquisti Rebecca Blomwood, protagonista di “I Love Shopping”), nome affibbiatogli perché a suo padre piacevano i fagioli, lei dice. E’ lei che condurrà il camaleonte a Polvere, piccola cittadina del West con un serio problema di siccità, sempre lei introdurrà Rango agli sdolcinati temi dell’ amore ed è lei che lo introdurrà a conoscere i suoi nuovi amici come Carcassa (Alfred Molina, “Law & Order L.A.”, “L’ apprendista Stregone”, “Frida”) o la piccola Priscilla (Abigail Breslin, “Signs”, “Little Miss Sunshine”). Naturalmente troverà modo, divenendo rocambolescamente Sceriffo della cittadina di farsi anche dei nemici, tra cui il temibile Jack Sonagli, interpretato da Bill Nighy (già visto oltre che nella saga “Pirati dei Caraibi”, anche in pellicole come “Underworld”, “Operazione Valchiria” o “Love Actually”), un temibile serpente a sonagli con tutte le intenzioni di sbarazzarsi del camaleonte. Gli elementi combinati sono quindi abbastanza per rendere questa storia oltre che allegra, anche molto avvincente. Ma Verbinski sa che per fare un western non serve solo un personaggio disposto a tutto pur d’ essere considerato un eroe, o di un cast spaziale come quelli di un tempo che avvicendavano sul set attori come Clint Eastwood, John Wayne, Gian Maria Volontè o Claudia Cardinale. Per fare il western serve la musica, che più che colonna sonora in questo caso ne è proprio la trave, sia per la narrazione, che viene appunto intonata da quartetto di gufi che hanno il compito di raccontare i fatti, ma anche quello di enfatizzare l’azione. Un compito del genere non può dunque essere affidato a chiunque, e il regista punta tutto su quello che possiamo considerare il suo musicista di fiducia, Hans Zimmer, autore delle celebri colonne sonore della finora trilogia dei Pirati. Zimmer dovrà però fare i conti con un genere monopolizzato dalla mente geniale del nostro Ennio Morricone, finendo in un caso particolare quasi a plagiare “Man With Harmonica”. Ma del resto quelli sono i suoni che hanno contribuito a rendere il Western un genere a sé e non di considerare la “Trilogia del Dollaro” o le singole pellicole come film d’ azione. Tutto sommato questo primo film d’ animazione di Gore Verbinski funziona e fila liscio, i personaggi sono molto ben congeniati e delineati, probabilmente per la nuova tecnica dell’Emotion Capture, che consiste nel mettere insieme tutti gli attori su un palcoscenico teatrale, addobbarli con costumi ed oggetti di scena e far loro recitare la parte, così da fornire nuovo materiale ai disegnatori per quanto concerne le espressioni o i comportamenti dettati dalle singole situazioni. E disponendo di ragazzi del calibro di Depp, Fisher, Molina, Nighy eccetera, la qualità è assicurata. Il primo camaleonte che ama farsi notare è dunque giustificato, è stato bello ed esilarante vederlo apparire.