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Ranieri carica Sneijder per il derby, “E’ il nostro condottiero”

Si chiude l’anno solare ed è tempo di tirare somme e bilanci in casa Inter, con il tecnico romano Claudio Ranieri che raggiunto dai microfoni di Mediaset Premium da Antonio Bartolomucci concede un’intervista esclusiva in merito alle sue impressioni su questo primo scampolo di stagione sulla panchina interista.

Claudio Ranieri | © Claudio Villa/Getty Images

Arrivato come il normalizzatore che avrebbe dovuto guarire una squadra ‘malata’ e finita come definita da molti, il tecnico romano ha saputo rigenerare le pile dei giocatori più importanti e far sbocciare alcuni dei giovani più importanti della sua rosa, riuscendo a risalire una china della classifica assolutamente in salita, posizionando l’Inter al quinto posto con un -8 dalla vetta impensabile solo poche settimane fa.

SPIRITO DI LAVORATORE – L’intervista si apre con le prime impressioni sulla nuova città per un romano doc come lui: “Milano è una gran bella città, una città che lavora, mi piace. Parlano del traffico caotico, ma io sono allenato: Roma, Londra, Valencia, Madrid, ho sempre vissuto nelle metropoli”. Ovviamente le esperienze fatte in giro per l’Europa hanno arricchito notevolmente il bagaglio tecnico di un allenatore preparato e che in pochissimo tempo è riuscito ad entrare in punta di piedi nel cuore della difficile tifoseria nerazzurra, grazie al suo ‘spirito di lavoratore’: “Ho lasciato Roma giovanissimo, ho girato l’Europa e questo mi ha dato moltissimo. Se mi chiedete il motivo dell’affetto immediato dei tifosi nerazzurri nei miei confronti posso solo pensare che sia piaciuto il mio spirito di lavoratore: mi sono messo a testa bassa per sistemare l’Inter. Ho un carattere marcato, dico quello che penso, con il passare degli anni i difetti sono anche peggiorati… Io all’Inter sono arrivato in un momento particolare, ho trovato una squadra sott’acqua, ma anche volontà e senso di appartenenza, non ci stavo a sentire dire che questi giocatori erano vecchi e saggi, ero sereno anche nelle sconfitte perchè vedevo come lavoravano”.

ITALIA – Il discorso si sposta sulle buone prove che i nostri allenatori stanno facendo sia in patria che all’estero dove Mancini, Spalletti e Capello sono i migliori ambasciatori della scuola di Coverciano: “la bravura del calcio italiano è spiegata anche dai colleghi che lavorano all’estero, la scuola di Coverciano è conosciuta in tutto il mondo e poi c’è l’Università del campionato, se hai fatto bene qui puoi fare bene ovunque”. Discorso a parte per il campionato italiano sempre più pieno di campioni stranieri e dove i talenti nostrani trovano meno spazio per esplodere e diventare fenomeni.“Gli italiani bravi arrivano, i supercampioni si fanno sempre largo, penso a Baggio, Vialli, Totti, Del Piero, Di Natale, decisivo anche per la tranquillità dei compagni che sanno che lui un gol lo farà; Pirlo aveva probabilmente bisogno di cambiare posto e stimoli, la Juventus cercava da tempo un organizzatore. Klose è sempre stato un campione, forse nel Bayern iniziava a giocare meno. Ibrahiomovic ha sempre fatto bene ovunque sia andato”.

SNEIJDER – In riferimento ai giocatori che cambiano le sorti delle squadre in cui militano, non può mancare un cenno all’olandese presente in squadra: “Per noi, Sneijder è il nostro fiore all’occhiello, deve darci il 120 per cento, non deve essere uno della rosa, ma il nostro condottiero, quelllo che ci prende per mano e ci porta lontano. Se lo farà anche nel derby per dare la vittoria all’Inter? Non credo che possano esistere favoriti nel derby, il derby azzera tutto, bisogna solo prepararlo bene e viverlo meglio in campo”.

MORATTI E MOURINHO – Nel finale le ultime dichiarazioni verso il presidente Moratti: “L’ho conosciuto nel momento più difficile per la sua squadra, ma l’ho trovato pacato e stimolato, però lo conosco solo da 100 giorni, sono stati intensi, ma ancora pochi”. Inaspettato il rapporto di ‘amicizia’ palesato nell’ultima dichiarazione verso un suo ex nemico come Josè Mourinho: “Se ho sentito Mourinho? Ci siamo scritti qualche sms, quando le cose andavano male mi diceva che la squadra sarebbe venuta fuori. Ho detto ai miei calciatori, siamo in forte ritardo, ma io penso sempre al massimo. Se non sei ambizioso non arrivi mai in alto e neppure vicino”.

Dichiarazione tratte da Fc Inter News.it

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