Fra i tantissimi film che non hanno goduto di eccessive celebrazioni, ma che hanno ad ogni modo saputo ritagliarsi un piccolo posto d’onore fra gli amanti del cinema c’è anche il film di Gus Van Sant “Scoprendo Forrester“, del 2000. Fa sempre un po’ strano rivederlo e capita spesso nel corso dell’anno sulle reti nazionali e questo perché poco è mancato che il buon Gus tirasse fuori un capolavoro. Diciamocelo, “Scoprendo Forrester” non lo è, un capolavoro anzi, è tutt’altro che perfetto. Eppure, a suo modo, ha saputo trovare un linguaggio tutto suo, parlando di temi come l’amicizia, la crescita, il disagio sociale in maniera meno ovvia e cialtrona di come si usasse all’epoca, in particolare usando un pericolosissimo tema centrale, come quello della scrittura.
E’ sempre difficile parlare di scrittura al cinema e spesso difficilissimo, con risultati terrificanti come nel caso di “The words” o “The rum diary“, ma non è questo il caso, per fortuna. Jamal Wallace (Rob Brown) è un ragazzo afroamericano di sedici anni e vive a New York. Divide un piccolo appartamento con la madre, abbandonata dal marito quando Jamal era ancora piccolo, e con il fratello maggiore Terrell. Grande appassionato di basket, nonché ottimo giocatore nella squadra del suo liceo, Jamal ha notevoli capacità intellettive e un sorprendente talento nella scrittura, che però preferisce tenere segreto perché convinto, non sarebbe visto di buon occhio nella difficile condizione sociale in cui è costretto a vivere.
A causa di una scommessa fatta con gli amici, Jamal si ritrova a penetrare di notte nell’appartamento di un vecchio signore, a dir poco scorbutico, molto temuto nel quartiere. Scoperto però dal padrone di casa, fugge dimenticando il suo zaino con i quaderni di appunti all’interno della casa. Il giorno successivo passa sotto la finestra del vecchio William Forrester (Sean Connery), che senza farsi vedere gli lancia lo zaino. Jamal, con grande stupore, scopre che “Il finestra” (come è stato soprannominato il vecchio dai ragazzi del quartiere) ha letto tutti i suoi appunti, apportandovi non solo correzioni, ma anche complimenti. Dopo un difficile avvicinamento, i due impareranno a conoscersi ed a provare affetto l’uno per l’altro, uniti dalla magia delle parole che li accomuna.
Parte della produzione più hype di Gus Van Sant, “Scoprendo Forrester” ha sì i gravi difetti di non prendere mai davvero il volo e di mancare di ritmo a causa di un respiro fin troppo aperto ed incostante, ma d’altra parte possiede anche l’impalpabile delicatezza di un Van Sant meno hollywoodiano di quanto ci si aspetterebbe in un film con niente po po di meno che sir Sean Connery in persona. Quest’ultimo tiene la parte del vecchio rompiscatole scorbutico ed intrattabile come se fosse nulla, regalando un’interpretazione sì senza sorprese, ma ciò non di meno ottima. A fargli da contrappunto un Rob Brown davvero in gamba e sempre in parte, il cui sguardo sembra davvero guardare oltre il bel niente che ha, verso un qualcosa di più e di meglio.
Non potrei dire di più senza dilungarmi troppo, in fondo è solo un buon film. Ma Dio mi è testimone, quanto è scontato che sia buono quello che viene dopo i titoli di testa di solito? Da vedere se vi manca, da rivedere se già lo conoscete. Gli darei sette stelle, ma a me piacciono i libri e i film sui libri, quindi facciamo sette e mezzo e non se ne parli più.
Voto:
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