“The Addiction” è un film diretto da Abel Ferrara nel 1995. La pellicola è stata nominata per l’Orso d’oro al Festival di Berlino nel 1995 ed ha vinto il premio per la critica al Mystfest nello stesso anno. Il film è una acuta, spietata e feroce riflessione sul male e la sua onnipresenza, sul modo in cui è capace di insinuarsi nella vita delle persone, contorcendola, umiliandola e spingendola verso luoghi inimmaginabili fino a poco prima. In un atmosfera di amaro disincanto ed attesa lacerante, il tema dei vampiri viene adoperato come espediente per parlare diffusamente del male, come dicevamo, ma anche e soprattutto delle dipendenze e della caratteristica peggiore delle stesse: il senso di assoluto abbandono. Dal prossimo, da se stessi e da Dio in persona, se non bastasse. In una metropoli grigia di bianco e nero, Abel Ferrara porta in scena una dolorosa discesa nelle tenebre sceneggiata da Nick St. John (che da poco aveva perso un figlio).
Kathleen Conklin, una giovane studentessa newyorkese di filosofia, alla continua ricerca dell’origine del male, viene attratta all’interno di un gruppo di succhiatori di sangue e tramutata anch’essa in una vampira, a causa del morso di Casanova, un vampiro donna. Per lei si aprirà un mondo delirante di sangue e di ansia esistenziale. Spinta dal bisogno primordiale di succhiare sangue assalirà i suoi amici ed i suoi compagni di studi e persino il suo stesso insegnante universitario. Quando inizia a cacciare le sue prede nelle anguste strade di New York, assalirà un altro succhiatore di sangue, il vampiro Peina, che riesce a controllare la sua sete tramite il digiuno e la meditazione. Dopo aver riguadagnato l’autocontrollo grazie agli insegnamenti di questo raffinato vampiro, Kathleen cercherà di tornare nel mondo cosiddetto normale conseguendo la laurea ed invitando ad una festa finale sia i suoi vecchi amici che i suoi nuovi compagni, la quale però degenererà in un’orgia di sangue.
Sicuramente lontano dall’idea moderna di vampiro, che come figura letteraria e cinematografica tecnicamente non esiste più, come dicevamo in questo film è uno spietato espediente per affrontare i temi più spiacevoli e solitamente evitati anche dalla letteratura e dalla cinematografia di genere. Nel corso degli anni, la figura del vampiro è stata pian piano spogliata del suo significato originale e lentamente capovolta, assorbita da una cultura supereroistica ignorante anche in tema di supereroi. Ad un certo punto, essere o diventare un vampiro, è diventato una bella cosa, tralasciando di colpo tutto il significato originale della figura dei mostri succchiasangue. In origine il vampiro rappresentava la corruzione, l’abbandono al male che seduceva con promesse allettanti (la fine del dolore, la vita eterna, il potere), ma che tradiva precipitando il malcapitato in un inferno sulla terra fatto di eterno dolore, eterna morte e schiavitù.
Narrato ora al ritmo martellante dei Cypress Hill ora al vuoto insopportabile del silenzio, una spettacolare Lili Taylor ed un affascinante Christopher Walken, “The addiction” è uno dei pochi film veri sui vampiri, uno delle poche riflessioni vere, sul male e di conseguenza sull’umanità e sul suo talento di incubatrice di mostri. Irrinunciabile, uno dei pochi veri capolavori. Da vedere.
Voto:
[starreview tpl=16]