“The Host” (titolo originale Gwoemul) è un film horror-fantascientifico sudcoreano uscito nel 2006, diretto da Bong Joon-ho e tutt’ora detentore del record d’incassi in Corea del Sud con oltre 13 milioni di biglietti venduti.
Presentato al Festival di Cannes 2006, “The Host” narra la storia coraggiosa, al di là di ogni aspettativa, di una famiglia che fa di tutto per salvare la piccola Hyun-seo dalle grinfie di un mostro che vive nel fiume Han.
La terribile creatura è frutto di una mutazione dovuta allo scarico nel fiume, alcuni anni prima, di una grossa quantità di formaldeide da parte di un laboratorio, su ordine di un patologo americano. Il mostruoso anfibio, capace di muoversi con grande agilità, semina terrore e morte in tutta la città, oltre che un pericoloso virus che costringe governo sudcoreano e americano a mettere in quarantena chiunque abbia avuto contatti col mostro. Fra questi c’è anche Park Gang-Doo, padre sciagurato e fannullone la cui figlia è stata fatta prigioniera dalla creatura. Insieme al padre a e ai suoi fratelli, deciderà di fuggire dalla quarantena per salvare la sua bambina.
In “The Host” Bong Joon-ho mescola diversi temi e generi senza lasciarsi spaventare dalle conseguenze. Dalla comicità paradossale nel descrivere una completa famiglia di perdenti, passa alle scene di tensione con un mostro spietato e aggressivo, la cui animazione è ben fatta (ad eccezione della scena finale, dove il fuoco gioca un brutto scherzo alla credibilità delle movenze). Il tema dell’ambiente che ritroviamo anche in “Snowpiercer” (dello stesso regista) è il punto di partenza di una storia avvincente e semplice da seguire, il cui finale non è così scontato.
La creatura, un po’ Alien, un po’ Godzilla, ha solo il compito di scoperchiare l’apparato umano mettendone in luce i lati più sporchi (la disinformazione, l’inettitudine dei governi) e ponendo l’interrogativo drammatico su chi sia realmente il mostro pericoloso. Anche nelle musiche il regista osa alternare diversi stili e velocità, talvolta anche improvvisamente.
Un film dai tratti “americani”, che tuttavia non si lascia corrompere dai soliti cliché di un eroe vincente-a-tutti-i-costi e da conclusioni affrettate. “The Host” è un piccolo gioiello sudcoreano, colpevolmente non distribuito nei cinema Italiani. Fra i tanti “mostri” cinematografici visi negl ultimi anni, di certo questo non avrebbe affatto sfigurato.