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Red: la recensione

Red” come rosso sangue. “Red” come la luce del semaforo da bruciare in una corsa sfrenata per salvarsi la vita. Red come il fuoco che segue un’esplosione di dimensioni epocali. Red come acronimo di “Retired Extremely Dangerous”, ovvero “Pensionato Estremamente Pericoloso”.

Red

Frank Moses (Bruce Willis) è un ex agente della CIA in pensione. Le sue principali attività quotidiano prevedono la potatura di una piccola pianta di avocado, portare fuori la spazzatura, controllare la posta e soprattutto strappare gli assegni che il fondo pensione gli manda settimanalmente. In questo modo ha la possibilità di parlare al telefono con Sarah (Mary Louise Parker), timida impiegato di cui Frank sente di essersi innamorato, pur non avendola mai vista di persona. La tranquilla e monotona routine di Frank si interrompe quando una sera uno squadrone speciale irrompe in casa sua e cerca di ucciderlo, senza successo. Frank scappa e non trova di meglio da fare che nascondersi a Kansas City, a casa di Sarah, ovviamente a insaputa della ragazza. Quando i killer lo raggiungono nuovamente, Frank porta con sé Sarah e inizia un lungo viaggio cercando di capire chi vuole la sua pelle e soprattutto perché. Frank raduna così la sua vecchia squadra,composta da Joe (Morgan Freeman),ora anziano e malato terminale, ma ancora in ottima forma, Marvin (John Malkovich), paranoico personaggio teorico delle cospirazioni, apparentemente uscito dalla trama di “Ipotesi di complotto” e la seducente Victoria (Helen Mirren), affascinante esperta di armi da fuoco. “Red” è tratto dalla miniserie di graphic novels dello sceneggiatore Warren Ellis e disegnate da Cully Hamner, realizzate dal 2003 al 2004, caratterizzato dai tratti delle comic actions di stampo avventuroso e una buona dose di divertimento spensierato. Il film risulta una miscela ben riuscita tra fumetto e cinema che può contare su un gruppo d’attori di indiscutibile bravura, per di più in grandissima forma e su modalità di scrittura in fase di sceneggiatura e una messa in scena del regista Robert Schwentke per nulla banali, ma anzi tanto godibili quanto sofisticate e studiate scientemente. Si tratta infatti un prodotto citazionista, ma mai autoreferenziale, ma anzi profondamente postmoderno nella più nobile accezione del termine. Viene ripreso un modello di cinema, ripresentato e aggiornato seguendo necessità e modalità spettacolari che al giorno d’oggi sembrano sempre più dirompenti ed eccessive e si confeziona un prodotto derivativo, ma al tempo stesso originale per come sa prendere il meglio e peggio dell’action anni 80 e ridiscuterlo con una dose notevole di ironia e la consapevolezza di non prendersi mai sul serio.

Bruce Willis e Marie Louise Parker

“Red” è un film spensierato, volutamente eccessivo e roboante, ma dotato della necessaria dose di autoironia che lo rende un prodotto fresco, divertente, imprevedibile (per la ricchezza di trovate visive e gag comiche e d’azione, più che per un trama piuttosto, ma genuinamente, prevedibile), appassionato e appassionante grazie ad un cast di All Star che funziona a meraviglia, senza che nessuno cerchi la prevaricazione o la luce della ribalta da prima donna. Funziona alla perfezione Bruce Willis, icona del cinema action anni 80, sguardo fisso e perennemente attonito, ma capace in qualsiasi momento di regalare esilaranti scazzottate, fughe in automobile e sparatorie al limite del parossismo. Funziona alla perfezione Marie Louise Parker, bellissima, dolcissima e bravissima (da recuperare in “Angels in America” di Mike Nichols e nella serie televisiva “Weeds”, interpretazione per cui è stata insignita con due Golden Globes), ragazza svampita e incapace di raccapezzarsi in un mondo di squali della cui esistenza non aveva il benchè minimo sospetto. Funzionano i comprimari di lusso: da Morgan Freeman (la cui presenza è poco più che un cameo, ma l’attore ha la giusta dose di magnetismo e carisma per rendere memorabili anche i pochi minuti in cui appare in scena) a John Malkovich (l’ex spia in pensione, paranoica e sospettosa, interpretata in maniera ottima dall’attore che non scade mai nella macchietta e riesce ad essere convincente in una palese presa in giro di sé stesso); da Karl Urban (arrivista agente della CIA che, a tratti, mostra qualche barlume di umanità) a Helen Mirren (anche lei nel ruolo anticonvenzionale di killer su commissione, algida e spietata, ma anche divertente e, soprattutto, divertita). Da non dimenticare nemmeno tre sublimi vecchietti del grande schermo come Ernest Borgnine, Brian Cox e Richard Dreyfuss. [starreview tpl=16]

IL NOSTRO PARERE IN BREVE

Buon Film - Prodotto citazionista, ma mai autoreferenziale, ma anzi profondamente postmoderno nella più nobile accezione del termine.

PANORAMICA RECENSIONE

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