Abbiamo visto Red Sparrow, il nuovo film con l’attrice premio Oscar Jennifer Lawrence, e non è stato entusiasmante come ci si potrebbe aspettare. Ma andiamo con ordine. Dominika Egorova (Jennifer Lawrence) viene arruolata nella Scuola Sparrow, un servizio segreto che trasforma giovani donne in letali e seducenti assassine. Dopo aver affrontato una dura preparazione, a Dominika viene affidato il suo primo obiettivo, Nathaniel Nash (Joel Edgerton), un ufficiale della CIA che monitora le infiltrazioni dell’Intelligence Russa. I due cadono in una spirale di attrazione e inganno che minaccia le loro carriere, la loro fedeltà e la sicurezza di entrambe le nazioni.
Detto così, il film sembra avere le carte in regola per tenere lo spettatore incollato allo schermo per tutti i 139 minuti della pellicola. Ma qua e là si fa fatica e non perché la trama sia particolarmente complessa (è una storia di spionaggio abbastanza basic, addirittura telefonata in qualche punto), quanto piuttosto per una generale mancanza di ritmo che accompagna lo spettatore per tutto il tempo. Anziché accrescere la tensione, che dovrebbe essere uno degli ingredienti fondamentali del genere, si assiste a una serie di avvenimenti che pur funzionali, appaiono sempre un po’ scollati fra loro. La storia vorrebbe dissertare in alcuni punti sul desiderio, l’attrazione, il sesso, l’intimità e altri argomenti abbastanza spinosi anche quando presi singolarmente. Ma lo fa con una certa superficialità che qua e là si trasforma in faciloneria o peggio ancora in cinismo un tanto al chilo.
Jennifer Lawrence è davvero in parte, molto brava davvero, ma dopo la terza volta che si spoglia in scena, lo spettatore inizia a chiedersi se tutte le scene di nudo fossero necessarie e alcune, chiaramente, non lo erano. Per quanto il cast lavori egregiamente (perfino il grigio Joel Edgerton non sfigura particolarmente), risentono tutti di una visione quasi stereotipata dell’universo narrativo delle spie. Quasi tutti i personaggi sono esattamente come ce li si aspetta e nulla di più, se si fa eccezione per alcuni. I russi sono dipinti (perfino negli abiti di scena) come se tutto si svolgesse nel pieno della Guerra Fredda, per esempio. È come se il regista, il Francis Lawrence che ci ha regalato ciofeche come la trilogia di Hunger Games e Io sono leggenda, avesse voluto cimentarsi con il genere del film di spionaggio senza però arrivare né a fare scelte coraggiose, né d’altro canto adeguarsi (o almeno ispirarsi) a campioni del genere. Senza voler scomodare James Bond, il quale comunque viene trattato bene al cinema solo un film sì e uno no negli ultimi anni, abbiamo avuto esempi di storie di spionaggio molto più avvincenti e meglio raccontate, una su tutte la devastante Atomica Bionda di Charlize Theron. Il lavoro di Lawrence, come la maggior parte dei precedenti, sembra essere devoto esclusivamente alla causa del compito svolto correttamente, anche se questo poi finisce per appiattire il risultato finale e non solo. Espone il lavoro al rischio di essere discontinuo, monocorde e, in ultima analisi, un po’ noioso, e essere noioso è l’unico crimine imperdonabile per un film di spionaggio. Non importa quante volte si spogli la povera Jennifer Lawrence.