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Retrò Maison, la musica nuova che viene dal passato

Cosa significa essere indie? Gli addetti ai lavori la definirebbero una parola priva di senso, altri invece farebbero rientrare nello stesso termine le band nate tra il 2000 e il 2010, altri invece direbbero solo che è una comoda convenzione per indicare le band emergenti che “indipendentemente” da tutto si impegnano a fare musica in maniera “differente“. I Retrò Maison, conosciuti all’anagrafe come Cristiano La Selva, Domenico Lizza, Fabio Pisaniello e Giuseppe Lamberti, stanno per autoprodurre il proprio primo album, il che li colloca di tutto diritto tra le band indie, ma che cosa hanno di indie, e il loro genere può essere definito indie? I Retrò Maison hanno deciso di dare vita al loro progetto musicale nel 2009, cercando di mettere d’accordo e di miscelare in maniera apprezzabile le innumerevoli influenze e preferenze musicali, per rientrare in un genere che di elettronica, new wave e progressive sembra averne il carattere, e che per gli altri verrebbe definita semplicemente indie. Se a questa convenzione siete particolarmente affezionati potremmo anche continuare a definire così la loro musica, soprattutto perché in maniera indipendente daranno vita al loro primo disco a breve, frutto di sacrifici e fatiche (soprattutto economiche). Come dare fiducia ad una nuova band emergente nel vastissimo panorama discografico italiano? Ovviamente conoscendola un po’ più a fondo, riuscendo a capire quali sono i generi trattati, e facendoci un’idea sulla filosofia musicale di fondo, la quale non deve mai passare inosservata.

Retrò Maison
Retrò Maison

A Tu per Tu con i Retrò Maison

La vostra formazione è abbastanza giovane, perché non ci parlate un po’ di come sono nati i Retrò maison e di come hanno deciso di prendere parte ad un progetto musicale ambizioso?

Paradossalmente il progetto “RETRO” non nasce dalla comune passione per la musica, che da sempre è parte integrante di tutti i componenti del gruppo, ma da un particolare interesse per la cinematografia datata nel tempo.
Registi come Monicelli, Antonioni, Fellini, Pasolini, Chaplin sono stati dapprima il collante che ci ha unito, giacchè , trovavamo nell’interpretazione delle pellicole una visione collettiva che levaga sintonia ed interessi comuni.
Da qui in avanti il progetto musicale nasce quasi come un gioco, tutti noi già suonavamo da tempo il che ci spingeva talvolta a passare le giornate insieme tra una birra e un paio di chitarre, semplicemente per il piacere di farlo, quasi d’istinto, perchè in fondo le cose migliori più che nascere accadono.
Trovare una sala prove è stata solo una semplice e spontanea conseguenza.
Non possiamo dire con precisione quando e come sia nato, possiamo più che altro affermare che ci siamo ritrovati dentro senza neanche accorgercene; stavamo buttando giù le basi del progetto in modo quasi inconsapevole, facendo convergere le nostre sensazioni in un vortice di idee che confluivano nella libera espressione quale è la musica.

Gli ascolti e le preferenze musicali rappresentano quasi la maggior parte della fonte d’ispirazione musicale di una band. Quali elementi melodici sono presenti nel vostro “fuzz groove”?

Più che di influenze musicali, che ovviamente ci hanno ispirato e che tutt’oggi continuano a farlo, sarebbe meglio parlare di influenze dettate da stili di vita.
Il nostro gusto per tutto ciò che è RETRO ha certamente caratterizzato il nostro sound.
Le sonorità vintage che misceliamo non sono certo dettate dalla casualità ma da un modo ben preciso di intendere la musica.La nostra musica assume diverse forme. Spazia dal post-rock degli Shellac, alle dissonanze dei Sonic Youth ; dalle aperture melodiche dei C.S.I., all’elettronica dei Notwist e dei Portishead.

Ormai si sente parlare sempre più di indie, ma in realtà non è ben chiara la valenza dello stesso termine. Indipendente è una parola che ha una risonanza davvero importante soprattutto, per chi come voi cerca di avvalersi delle proprie forze. Quali sono i vostri progetti futuri e come pensate di emergere in questo mare saturo di gruppi emergenti quasi sempre privi di identità personale?

Per quanto ci riguarda cerchiamo di allontanarci da qualsiasi tipo di etichettatura, semplicemente perché pensiamo che, soprattutto in un contesto così vasto come quello musicale, definire equivale a limitare.
Noi viviamo la musica in un modo molto libero, senza vincoli o restrizioni varie, facendoci guidare dall’istinto e la voglia di esprimerci. Il concetto di “Indie” è di per sé molto vago; oggi giorno si può parlare quasi di moda, di un qualcosa che fa tendenza, il che è piuttosto vuoto e impersonale.
Ci definiamo come gruppo indipendente semplicemente per l’ovvietà dei fatti, visto che non siamo legati a nessuna etichetta discografica e per quanto questa, comporti ingenti spese economiche di cui ci facciamo personalmente carico, ci lascia a noi la completa libertà di esprimere la nostra musica come meglio crediamo.
Non è nelle nostre prerogative emergere, non che non ci faccia piacere, ma è una questione che semplicemente non ci poniamo.
Attualmente stiamo impegnando tutte le nostre energie nella produzione del disco che, tra l’altro, uscirà entro la fine del mese e, a prescindere dal riscontro che otterremo, continueremo a fare musica senza porci troppi problemi.
L’uscita del disco sarà accompagnata da una tourne che stiamo pianificando senza escludere eventuali date all’estero.

 

 

Retrò Maison
Retrò Maison

 

Retrò Maison – “Distillati vari”: l’ascolto.

Le visioni di Ernest” è il primo brano che ha catturato l’attenzione, il quale estratto dal futuro album “Distillati Vari” comincia sviluppando un tema piuttosto cupo, a dirigerci subito in quegli angoli della musica malinconici e piuttosto lenti. La stessa lentezza con cui si sviluppa il cantato ci permette di analizzare pienamente la complessa trama musicale che gli stessi Retrò Maison, un po’ ispirandosi a vecchi modi di partorire la musica, un po’ legati alla voglia di perfezionismo che la formazione sembra avere, decidono di mettere in evidenza. Le ispirazioni potrebbero essere innumerevoli, a partire da gruppi che hanno fatto la storia di una determinata scena italiana come i C.S.I. o i più recenti Afterhours passando per i Marlene Kuntz. La sottile ispirazione internazionale la si può percepire dallo sperimentalismo di fondo, che in realtà spaziando tra distorsioni e momenti più elettronici rende il complesso davvero apprezzabile e immediato, nonostante la durezza dei temi che a volte vengono trattati. Vecchio cinema, essenzialismo in bianco e nero e un’inquietudine musicale di fondo fanno apprezzare i Retrò Maison ad ogni giro melodico, che a dirla tutta, non ci suona nemmeno come un vano tentativo di risultare necessariamente interessanti. Sembra ci siano i presupposti giusti per ritagliarsi una meritata posizione negli ascolti di tutti noi, o quantomeno, augurandoci il meglio, i Retrò Maison sembrano avere le carte in regola per fare della buona musica. La sala prove, come la sala di registrazione sembra essere il loro luogo preferito, e d’altronde non potrebbe essere diversamente, visto che dove prendono vita idee, parole e suoni sembra trovarsi la “maison” di un’artista.

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Lo studio del pianoforte avvicina il suo cuore alla musica in tenera età facendole sviluppare presto una passione per tutta la musica esistente. Appassionata di musica strumentale è una biologa prestata alla critica musicale. Amante dell'indierock, la sua unica certezza i Radiohead. La musica, l'evoluzione e i numeri la sue passioni.
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