Tutti conosciamo bene la storia di Roberto Saviano, lo scrittore di “Gomorra” ha commentato il film di Francesco Munzi “Anime Nere“, che è stato accolto con tredici minuti di applausi a Venezia.
Il giornalista, che firmerà la seconda stagione di “Gomorra – La serie“ (che sarà anche al cinema in quattro eventi speciali) ha detto la sua sul film che sta facendo discutere e che proprio da oggi è in sala.
La maestria di Francesco Munzi e degli sceneggiatori Fabrizio Ruggirello e Maurizio Braucci è stata nel ricostruire un’Italia oscura, di paese, contadina, familista, che nei valori arcaici trova le regole per la guerra, regole da utilizzare altrove, nel capitalismo quotidiano. In un altrove che non è paese, che non è realtà contadina, ma che finisce per avere le sue radici lì, in Aspromonte. Terra lontana, bellissima e respingente, che non è affatto sottosviluppata, ma che al contrario alimenta politica, impresa, commercio e ricchezza, ovunque, in Olanda come a Milano. Regole semplici e feroci, che possono essere protezione del male o risorsa di bene. La Calabria come metafora di potere. Anime nere è un film necessario per guardare in volto, finalmente, ciò che sino ad ora è stato ignorato.
“Anime Nere” ha già ricevuto tre riconoscimenti, Premio Pasinetti, Premio Schermi di Qualità e Premio Akai, è stato girato in Calabria, in Aspromonte. Francesco Munzi inizialmente era stato scoraggiato ma poi ha portato avanti il suo progetto con determinazione:
Ho girato nel paese che la letteratura giudiziaria e giornalistica stigmatizza come uno dei luoghi più mafiosi d’Italia, uno dei centri nevralgici della ‘ndrangheta calabrese: Africo. Quando raccontavo che avrei voluto girare lì, tutti mi dissuadevano dal farlo: troppo difficile la materia, troppo inaccessibile, troppo pericoloso. Era un film impossibile. Ho chiesto allo scrittore di Anime Nere, da cui il film è liberamente tratto, Gioacchino Criaco, di aiutarmi. Sono arrivato in Calabria carico di pregiudizi e paure. Ho scoperto una realtà molto complessa e variegata. Ho visto la diffidenza trasformarsi in curiosità e le case aprirsi a noi. Ho mescolato i miei attori con gli africesi, che hanno recitato, lavorato con la troupe. Senza di loro questo film sarebbe stato più povero. Africo ha avuto una storia di criminalità molto dura che però può aiutare a comprendere tante cose del nostro paese. Da Africo si può vedere meglio l’Italia.