Il regista Roman Polanski è ormai da tempo al centro dell’attenzione mediatica ed attualmente è agli arresti domiciliari in Svizzera. Polanski ha rilasciato una dichiarazione in più lingue in cui sostiene di non essere più in grado di tacere. Una sorta di sfogo, se vogliamo, soprattutto contro i tentativi di estradizione dagli USA:
Non posso più tacere perché gli Stati Uniti continuano a chiedere la mia di estradizione con lo scopo di servirmi su di un piatto d’argento ai media di tutto il mondo, piuttosto che per emettere una sentenza nei miei confronti, nonostante fosse già stato raggiunto un accordo 33 anni fa. Ho affrontato drammi e momenti felici, e non chiedo di essere compatito. Chiedo solo di esser trattato in modo giusto, come qualsiasi altra persona.
Il regista era fuggito dagli Stati Uniti nel 1978 per evitare di essere sentenziato, dopo aver dichiarato d’essere colpevole di abusi sessuali su una tredicenne. Ma, spiega Polanski, il realtà già all’epoca era stato raggiunto un accordo che gli avrebbe permesso di dichiararsi colpevole di un reato minore per poter subire una punizione più leggera:
È vero: 33 anni fa mi ero dichiarato colpevole e avevo trascorso del tempo dietro le sbarre presso la prigione di Chino, che non è un carcere per le star. Quel periodo avrebbe dovuto coprire tutta la mia sentenza. Ma quando ero uscito di prigione, il giudice aveva cambiato idea e aveva dichiarato che il periodo di detenzione non era sufficiente. È per questo che avevo lasciato il paese.
Continua quindi il problema dell’insistente presenza dei media e della loro accresciuta importanza alla quale il regista ricollega il comportamento dell’attuale procuratore distrettuale che, secondo lui, ha bisogno di attenzione mediatica poichè si è candidato alle elezioni.