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Room: la recensione

Room” è il film canadese diretto da Lenny Abrahamson, adattamento del romanzo che in Italia è conosciuto come “Stanza, letto, armadio, specchio” di Emma Donoghue, che in questo caso ritroviamo in veste di sceneggiatrice. Segna la scoperta di un piccolo talento, quello di Jacob Tremblay, ha solo dieci anni ma grandissime capacità che potrebbero valergli l’Oscar nell’arco di poco tempo. L’altro talento è quello di Brie Larson, l’attrice di Sacramento ha appena 26 anni ma anche lei una carriera più che promettente davanti e una candidatura come migliore attrice agli Oscar 2016.

Room, il cielo in una stanza

Il piccolo Jack sta festeggiando il suo quinto compleanno e tutto il mondo è racchiuso nella stanza in cui vive con la madre, Joy, o più semplicemente Ma. La stanza è malridotta, un luogo angusto con gli oggetti essenziali per vivere, quelli a cui Jack dà il buongiorno, e un lucernario, in alto, da cui si scorge una piccola porzione di cielo. Joy è stata rapita sette anni prima dal “Vecchio Nick” e da quella stanza non è mai più uscita, è stata capace di sopravvivere alla follia proprio grazie al figlio, per il quale ha costruito un mondo ad hoc, tutto il resto è la finzione che Jack guarda da quella scatola magica che è la tv. Al di fuori della stanza per lui c’è solo lo Spazio, l’unica invasione dall’esterno rimane Nick, che torna puntualmente ad abusare della donna mentre Jack, in silenzio, rimane chiuso nell’armadio, fingendo di dormire. Stanco delle storie inventate dalla madre, nella maniera più naturale possibile – che è quella di un bambino di 5 anni che sta scoprendo il mondo, seppure diversamente dagli altri – Jack inizia a ribellarsi e Joy, ormai disperata, escogita un piano nella speranza di riuscire a salvarlo.

La più bella storia d’amore

L’interpretazione del piccolo Jacob Tremblay è perfetta, il bambino si cala perfettamente nella parte del piccolo Jack, che scopre un mondo tutto nuovo nel momento in cui tutti gli altri hanno già familiarità con le strade, le persone, gli animali, le macchine, le foglie degli alberi. Jack invece non sa niente, vive il trauma ma lo salva una delle più straordinarie abilità umane: la resilienza che la sua giovane età gli concede, quella che viene meno alla madre. Lei, travolta dagli eventi prima e dai sensi di colpa dopo, non riesce a reggere tutto il peso e crolla. Ma al suo fianco c’è sempre il suo bambino, abituato a vivere sempre vicino a lei, senza mai distaccarsene.

L’impatto con il mondo “nuovo” non sarà facile, ma entrambi troveranno la loro strada per affrontarlo. In mezzo, anche se con un tocco delicato, si nota anche l’influenza dei media, una critica velata che si scorge nel momento in cui Joy inizia a coltivare i suoi sensi di colpa, che è ciò che vediamo tutti i giorni sugli schermi nei servizi che la tv del “dolore” ci regala, andando alla ricerca morbosa della lacrima facile e della storia tragica. Lenny Abrahamson invece fa l’esatto opposto, racconta una storia drammatica con eleganza e con semplicità, che è un elemento che contraddistingue altri due candidati agli Oscar 2016 quest’anno: Il caso Spotlight e Anomalisa. Tutto senza fronzoli e senza mai eccedere, senza puntare il dito. “Room” rimane diviso in due parti: la prima racconta la vita noiosa e ripetitiva ma comunque serena di Jack e Joy, con il tempo che viene scandito dalle loro abitudini quotidiane, dalle storie che si possono raccontare, in una stanza che dà un senso di claustrofobia anche allo spettatore. I corpi quasi appiccicati, la fantasia che viene limitata, controllata e condizionata. Di contro, nella seconda parte, ci sono il coraggio di Jack e le seconde possibilità, un percorso verso la guarigione e la capacità di riuscire a far rimarginare anche le ferite più gravi.

Room” è infine l’elogio del rapporto d’amore più bello che possa esistere, in un mondo reale o artefatto, in uno spazio infinito o minuscolo: quello tra madre e figlio. Se Ma cerca di fare il possibile per salvare il figlio, sarà Jack a dimostrarsi ancora più coraggioso, forte dei suoi cinque anni, della sua ingenuità e la voglia di sognare, la curiosità. È disposto a tutto per salvare la madre e non ha alcuna intenzione di staccarsi da lei, la persona che per cinque anni, tutti i giorni, è rimasta al suo fianco e che non si staccherà neppure nel momento in cui, sempre insieme, andranno alla scoperta del mondo che era stato loro negato.

Jacob Tremblay

IL NOSTRO PARERE IN BREVE

Jacob Tremblay, giovane promessa - Lenny Abrahamson confeziona con delicatezza una storia drammatica, avvalendosi di due attori straordinari.

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