Il palestinese Aiman Abu Aita ha dichiarato che pensava di parlare di attivismo pacifista con un giornalista quando Sacha Baron Cohen lo ha ripreso e poi inserito nel suo film “Brüno“.
L’attore, da poco arrivato nelle sale con “Il dittatore“, è famoso per il suo stile irriverente e talvolta eccessivo che da sempre lo contraddistingue e che gli ha portato diverse querele nel corso degli anni. Anche il droghiere, Aiman, ha denunciato Sacha Baron Cohen insieme a David Letterman, accusandolo di calunnia. Con le ultime deposizioni rilasciate alla Corte di Manhattan a New York, lasciano intendere che il caso è stato finalmente concluso lo scorso mercoledì.
La conferma arriva anche dall’avvocato del droghiere palestinese, Joseph Peter Drennan, il quale ha parlato di “reciproca soddisfazione” senza però scendere nei dettagli. Gli avvocati degli altri due imputati, Sacha Baron Cohen e David Letterman, invece non si sono espressi affatto.
L’uomo aveva accusato l’attore di calunnia perché ritratto come un terrorista nel film “Brüno”. Proprio al “Late Show” di David Letterman, Sacha Baron Cohen aveva presentato una clip del film in cui appariva Abu Aita, con una didascalia che lo presentava come membro di un gruppo terroristico, quello dei Martiri di Al-Aqsa, per essere precisi. L’uomo si è sentito calunniato anche perché la sua attività dopo il film ha avuto diversi problemi e lui stesso ha ricevuto svariate minacce di morte, temendo così per l’incolumità della sua famiglia, oltre che per se stesso.
“Brüno” è uscito nel 2009, è un reporter austriaco gay che spera di portare la pace in Medio Oriente e si tratta di uno dei tanti personaggi interpretati da Sacha Baron Cohen. L’attore lascia sempre ampio spazio alle provocazioni, talvolta al limite del buonsenso. Lo abbiamo già visto in “Borat” e sembra si sia contenuto un po’ di più ne “Il dittatore“, ma problemi, controversie e querele, per lui, sono sempre dietro l’angolo.